La campagna IUD in Groenlandia negli anni ’60 e ’70: un trauma sepolto da tempo, una verità che finalmente viene alla luce
Negli anni ’60 e ’70 la Groenlandia fu teatro di una controversa campagna di sterilizzazione forzata. A migliaia di ragazze e donne groenlandesi è stato inserito uno IUD a loro insaputa o senza il loro consenso. Queste pratiche, orchestrate all’epoca dalle autorità danesi, lasciarono un profondo trauma nelle vittime. Tenuto segreto a lungo, questo scandalo è riemerso oggi, con testimonianze commoventi e richieste di giustizia.
La tragica storia di Naja Lyberth, psicologa groenlandese, è emblematica delle ripercussioni di questa campagna. Quando aveva 13 o 14 anni, ricorda di essere stata portata in ospedale per una visita medica annuale a scuola. Quello che non sapeva era che quel giorno le sarebbe stato applicato uno IUD. Il dolore intenso che provò e le conseguenze sul suo corpo segnarono per sempre la sua vita. Per decenni Naja è rimasta in silenzio, incapace di far fronte a questa violazione della sua integrità fisica e del suo consenso. Solo molto più tardi, quando raggiunse la menopausa e i suoi problemi di salute peggiorarono, si rese conto dell’entità delle conseguenze causate da questa operazione.
Il coraggio di Naja di uscire dall’ombra e condividere la sua storia è stato lo stimolo per la consapevolezza collettiva. Anche molte donne groenlandesi hanno iniziato a testimoniare del trauma subito durante questa campagna IUD. Le rivelazioni hanno scosso la società groenlandese e hanno evidenziato la portata del problema.
I giornalisti danesi che hanno indagato sulla questione hanno scoperto che la campagna era in realtà un programma di controllo delle nascite, imposto dalle autorità danesi per frenare la crescita della popolazione in Groenlandia. In quanto provincia danese, la Groenlandia ha ricevuto sussidi in base alla sua popolazione e il governo danese ha quindi tentato di limitare i costi promuovendo la contraccezione forzata.
Oggi, le vittime di questa campagna per lo IUD chiedono giustizia e risarcimenti. Chiedono che il loro trauma venga riconosciuto e che i responsabili siano chiamati a risponderne. Le autorità danesi hanno aperto un’indagine e si impegnano a far luce sulla vicenda. Tuttavia, la strada verso la giustizia e la guarigione è lunga. Ci vorrà tempo e impegno affinché le vittime ottengano finalmente il riconoscimento e il sostegno di cui hanno bisogno.
Nel frattempo sono state messe in atto iniziative di sostegno, incluso un gruppo di sostegno sui social media dove le vittime possono scambiare e condividere le proprie esperienze. Questi spazi per parlare apertamente sono essenziali per rompere il silenzio e l’isolamento che queste donne spesso sperimentano da decenni..
La campagna IUD in Groenlandia negli anni ’60 e ’70 segna una pagina oscura nella storia di questa regione. Ma rappresenta anche un invito ad agire affinché tali abusi non si ripetano mai più. Questo caso evidenzia l’importanza di proteggere i diritti delle donne e di garantire il loro consenso informato in tutti gli ambiti della loro vita, compresa la salute riproduttiva.
Come società, dobbiamo imparare da questi errori del passato e impegnarci a rispettare la dignità e i diritti di ogni individuo. La campagna per la spirale in Groenlandia è una tragedia, ma può anche essere un catalizzatore di cambiamento, ricordandoci l’importanza dell’autonomia, del consenso e del rispetto per tutti.