Martedì, quasi 900 combattenti del gruppo ribelle ciadiano UFDD sono tornati nel paese nell’ambito del processo di disarmo con l’obiettivo di reintegrarsi nella società civile. Questa decisione fa seguito alla firma dell’accordo di Doha nell’agosto 2022 tra il leader dell’UFDD, Mahamat Nouri, e il governo del Ciad.
L’UFDD, che ha quasi rovesciato il presidente Idriss Déby nel 2008, è riuscito a raggiungere la capitale N’Djamena prima di essere respinto e costretto a ritirarsi. Da allora, il gruppo si è ritirato nel sud della Libia, riunendo quasi 900 uomini e un centinaio di veicoli.
Tuttavia, con la firma dell’accordo di Doha, questi combattenti hanno deciso di tornare in Ciad e partecipare al processo di disarmo. Sono stati accolti a Oumoul, vicino a Faya-Largeau, dove Mahamat Nouri vive da diversi mesi. Nelle sue parole di benvenuto, Mahamat Nouri ha salutato questo ritorno come un “passo verso la vera pace e la ricostruzione di una nazione ciadiana unita, forte e prospera”.
Questo rimpatrio dei combattenti dell’UFDD rappresenta un passo importante nell’attuazione dell’accordo di Doha. Secondo il piano di disarmo-smobilitazione-reinserimento, questi combattenti saranno portati al centro di addestramento militare di Moussoro, dove potranno scegliere se arruolarsi nell’esercito, integrarsi in altri corpi come la polizia o la dogana, o ritornare alla vita civile.
Il vicepresidente dell’UFDD Mahamat Assileck Halata ha affermato che l’arrivo di questi combattenti è un passo cruciale, ma ci saranno ancora altri contingenti da rimpatriare. Presto, infatti, sono attesi quasi 400 uomini, e l’UFDD sta anche cercando di riunire diverse decine di altri combattenti sparsi tra Sudan, Niger e Repubblica Centrafricana.
Questo massiccio rimpatrio dei combattenti dell’UFDD segna una nuova tappa nella stabilizzazione del paese e apre la strada alla riconciliazione nazionale. Sottolinea inoltre l’importanza degli accordi di pace per porre fine ai conflitti interni e consentire al Paese di ricostruirsi. Il successo di questo processo di disarmo-smobilitazione-reintegrazione dipenderà ora dall’impegno di tutte le parti interessate a lavorare insieme per garantire una transizione pacifica e sostenibile.