“Pascaline Bongo, al centro di un processo per corruzione passiva: rivelazioni su pratiche discutibili nell’ottenimento di appalti pubblici in Gabon”

Pascaline Bongo, la sorella del deposto presidente Ali Bongo, si ritrova ancora una volta al centro della notizia. Accusata di corruzione passiva, dovrà affrontare un processo presso il tribunale di Parigi. Questo caso evidenzia le pratiche discutibili relative all’ottenimento di appalti pubblici in Gabon.

Nel corso della seconda giornata di udienza sono stati chiamati a testimoniare i dirigenti della società Egis Route. Questa società è accusata di aver pagato la somma di 8 milioni di euro a Pascaline Bongo affinché potesse facilitare l’ottenimento di contratti in Gabon. Il giudice ha interrogato i dirigenti dell’azienda per comprendere le procedure messe in atto per prevenire la corruzione e determinare le responsabilità dei diversi attori.

Il primo a parlare è stato Christian Laugier, ex direttore generale di Egis Route. Ha affermato di non essere a conoscenza delle funzioni ricoperte da Pascaline Bongo, altrimenti avrebbe rifiutato qualsiasi collaborazione per il rischio di conflitto di interessi. Ha inoltre sottolineato la politica di tolleranza zero nei confronti della corruzione messa in atto da Egis.

Gérard Vallat, ex vicedirettore generale dell’Egis, ha ammesso di non sapere che Pascaline Bongo era a capo della società Sift. Afferma di aver scoperto queste informazioni durante il suo colloquio con gli investigatori. È stato Yannick Couegnat, ex direttore operativo, a introdurre Pascaline Bongo in questa faccenda. Era stato messo in contatto con lei da Franck Ping, figlio di un ex ministro gabonese, e non sapeva nemmeno che lei ricoprisse incarichi importanti all’interno della presidenza.

Nonostante le successive verifiche che classificarono Pascaline Bongo come “Personalità politica particolarmente esposta”, Egis ha deciso di proseguire la collaborazione con lei, nel rispetto della massima trasparenza. Tuttavia, i giudici hanno sollevato dubbi sulle lacune nei controlli e nelle precauzioni adottate dall’azienda.

Questo processo mette in luce le pratiche di corruzione che possono contaminare l’aggiudicazione degli appalti pubblici in Gabon. Solleva anche interrogativi sulla responsabilità delle società straniere che collaborano con personaggi politici gabonesi. È essenziale mettere in atto procedure rigorose per prevenire la corruzione e garantire l’equità negli appalti pubblici.

Questo caso non fa che rafforzare l’importanza della lotta alla corruzione e della trasparenza negli affari pubblici. È necessario che i governi rafforzino le misure di controllo e prevenzione e che le aziende straniere garantiscano di operare legalmente ed eticamente quando fanno affari all’estero.

In conclusione, il processo a Pascaline Bongo mette in luce le problematiche legate alla corruzione passiva e a pratiche discutibili nell’ottenimento degli appalti pubblici.. Ricorda la necessità di combattere la corruzione e promuovere la trasparenza nella cosa pubblica, per garantire equità e legalità in tutte le transazioni.

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