Le proteste sono aumentate negli ultimi giorni nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, Kinshasa, con la folla che esprime il proprio malcontento nei confronti dei governi occidentali.
I manifestanti accusano i governi occidentali di non riuscire a usare la loro influenza per frenare la violenza nell’est del Paese e, più specificamente, per impedire il presunto coinvolgimento del Ruanda nel conflitto.
Proteste antioccidentali
I manifestanti si sono radunati davanti alle ambasciate degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali, nonché nel centro della città durante il fine settimana.
Lunedì hanno bruciato le bandiere americana e belga, mentre una folla ha dato fuoco ai pneumatici davanti al quartier generale della MONUSCO (Missione di stabilizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo).
La polizia ha risposto lanciando gas lacrimogeni, mentre molte scuole internazionali e aziende di proprietà straniera sono rimaste chiuse per precauzione.
Domenica il ministro degli Esteri della RDC Christophe Lutundula ha assicurato ai diplomatici occidentali e ai funzionari delle Nazioni Unite che il governo li proteggerà.
Il conflitto nell’est della RDC
Le proteste seguono l’avanzata del gruppo ribelle M23 nelle ultime settimane.
Centinaia di migliaia di persone sono fuggite dalle loro case nella regione di Masisi per cercare rifugio nella città di Goma in seguito agli attacchi mortali del gruppo.
Il Ruanda è accusato dalla RDC, dalle Nazioni Unite e da molti governi occidentali, tra cui Stati Uniti e Francia, di sostenere il gruppo M23.
Kigali continua a negare le accuse.
L’M23 è uno dei numerosi gruppi armati presenti nella parte orientale della RDC, una regione afflitta da decenni di conflitto, dove i ribelli combattono per il controllo delle terre ricche di minerali.
In questo articolo ci concentriamo sulle recenti proteste avvenute a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, contro il presunto coinvolgimento dei governi occidentali nel conflitto nell’est del Paese. I manifestanti accusano questi governi di non riuscire a usare la loro influenza per fermare la violenza e impedire al Ruanda di sostenere il gruppo ribelle M23.
Queste proteste hanno preso forma davanti alle ambasciate degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali, così come in tutto il centro della città. Le bandiere americane e belghe sono state bruciate e i pneumatici sono stati dati alle fiamme davanti alla sede della MONUSCO. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni. Anche molte scuole internazionali e aziende straniere hanno scelto di chiudere come misura di sicurezza.
Queste proteste fanno seguito ai recenti progressi del gruppo ribelle M23, che hanno portato ad attacchi mortali e massicci sfollamenti di popolazione nella regione di Masisi.. Il Ruanda è accusato dalla RDC, dalle Nazioni Unite e da diversi governi occidentali di sostenere l’M23, anche se Kigali continua a negare queste accuse.
È importante notare che l’M23 è solo uno dei tanti gruppi armati presenti nella parte orientale della RDC, dove il conflitto infuria da decenni. Questi gruppi combattono per il controllo delle terre ricche di minerali.