L’Etiopia sta affrontando una grave crisi nella regione settentrionale dell’Amhara, dove almeno 45 persone sono state uccise nei raid delle forze di sicurezza federali. Il rapporto della Commissione etiope per i diritti umani ha confermato l’identità dei civili vittime di esecuzioni extragiudiziali per il loro presunto sostegno al gruppo armato di Fano.
Questa violenza fa seguito a diversi mesi di scontri tra l’esercito e la milizia etnica Amhara, che si autodefinisce un’organizzazione di autodifesa e recluta volontari locali. Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno chiesto un’indagine sugli omicidi nella città di Merawi.
Sebbene il governo federale non abbia ancora commentato gli ultimi sviluppi, gli scontri dello scorso anno hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza nella regione. Questa violenza ad Amhara rappresenta la crisi più grave in Etiopia dalla firma di un accordo di pace nel novembre 2022 che ha posto fine a un conflitto durato due anni nella vicina regione del Tigray.
Il gruppo armato di Fano, insieme alle forze regionali di Amhara, era alleato delle truppe federali in quella guerra, ma le milizie hanno iniziato una ribellione lo scorso aprile per opporsi ai piani del governo di disarmarle. Questa escalation di violenza evidenzia le tensioni etniche in corso in Etiopia e le sfide che il Paese deve affrontare nel mantenere la stabilità e l’unità nazionale.
È essenziale che la comunità internazionale venga coinvolta e chieda che si indaghino su queste violazioni dei diritti umani. È inoltre necessario agire per risolvere le questioni di fondo che alimentano questi conflitti etnici, come l’emarginazione o le rivendicazioni territoriali.
L’Etiopia deve trovare soluzioni durature che promuovano il dialogo e la riconciliazione, al fine di prevenire ulteriori violenze e garantire un futuro pacifico a tutti i suoi cittadini.