In Camerun, un processo che desta preoccupazione e solleva interrogativi sull’impunità è quello del massacro di Ngarbuh. Si tratta di un tragico evento accaduto nel febbraio 2020, durante il quale 23 civili furono uccisi in questa località nel nord-ovest del Paese, una regione segnata da scontri tra forze armate e gruppi armati indipendentisti.
L’organizzazione non governativa Human Rights Watch (HRW) lancia l’allarme sui ritardi del processo. Nonostante l’incriminazione di tre soldati, non è stata ancora emessa alcuna condanna e le udienze sono state rinviate più volte. Questa situazione solleva interrogativi sulla volontà delle autorità camerunensi di condurre un vero processo e garantire giustizia alle vittime.
Per HRW è fondamentale che le famiglie delle vittime vengano ascoltate e possano partecipare attivamente al processo. Secondo Lewis Mudge, direttore dell’Organizzazione per l’Africa Centrale, questa partecipazione ricorderebbe a magistrati e procuratori che le vittime erano soprattutto bambini e civili innocenti. Sottolinea inoltre che il problema non sta nei mezzi, ma nella volontà del sistema giudiziario di portare avanti questo processo.
HRW intende continuare a evidenziare questo caso emblematico in Camerun, che dimostra la persistente impunità nel paese. L’organizzazione intende far sentire la voce dei familiari delle vittime e denunciare i ritardi e gli ostacoli incontrati in questo processo. L’obiettivo è ricordare che bisogna fare giustizia e che i responsabili di questi atti atroci devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni.
Il caso del massacro di Ngarbuh è tutt’altro che chiuso e tutti gli occhi sono ora puntati sulla ripresa del processo questa settimana. Resta la speranza che alla fine la giustizia prevalga e che le famiglie delle vittime ottengano finalmente le risposte e il riconoscimento che meritano. Portare avanti questa lotta è essenziale per spezzare il circolo dell’impunità e costruire un futuro in cui tali atti non restino più impuniti.