Mentre Julian Assange lotta per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, presso l’Alta Corte di Londra si svolge una battaglia legale cruciale. Questa lotta potrebbe essere la sua ultima possibilità di stare lontano dai bar americani, dove rischia l’ergastolo con l’accusa di spionaggio.
Il fondatore di WikiLeaks, 52 anni, si trova a una svolta decisiva nella sua battaglia legale, l’ultima cartuccia davanti alla giustizia britannica è stata la richiesta di autorizzazione a ricorrere in appello contro la sua estradizione. Se la decisione della corte fosse contro Assange, la sua estradizione potrebbe avvenire entro 28 giorni. Tuttavia, il suo team legale sta anche valutando la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo affinché intervenga sospendendo il processo di estradizione.
Le accuse contro Assange da parte delle autorità americane risalgono al 2010, durante la diffusione di documenti riservati e dispacci diplomatici da parte di WikiLeaks. Questi atti gli valgono ora 18 capi d’imputazione che comportano pene fino a 175 anni di carcere.
Il percorso di Julian Assange, nato in Australia nel 1971, è segnato dal suo impegno a favore della libertà di stampa e della trasparenza del governo. Per i suoi sostenitori incarna il difensore della libertà di parola, mentre i suoi detrattori lo dipingono come un narcisista.
La sua battaglia legale è iniziata nel 2010 con le rivelazioni di WikiLeaks sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Dopo essersi rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra per sette anni, Assange è stato finalmente arrestato nel 2019 e da allora è incarcerato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.
Al centro delle sue argomentazioni di difesa c’è la natura politica del processo americano contro Assange. Il team legale del fondatore di WikiLeaks sostiene che la sua estradizione violerebbe un trattato di estradizione firmato tra gli Stati Uniti e il Regno Unito nel 2003, che vieta l’estradizione per ragioni politiche.
A causa della sua fragile salute, Julian Assange non ha potuto presenziare all’udienza, ma i suoi avvocati si sono espressi vigorosamente a favore del suo caso, affermando che i procedimenti giudiziari americani sono una forma di ritorsione dello Stato contro la libertà di espressione.
In questa lotta contro l’estradizione, l’esito di quest’ultimo ricorso legale determinerà il destino di Julian Assange, controversa icona del giornalismo investigativo e della lotta per la trasparenza.