Le elezioni presidenziali russe del 2024 hanno visto Vladimir Putin consolidare la sua presa sul paese ottenendo una vittoria schiacciante, come previsto. Con un’affluenza storicamente elevata pari al 77,5%, Putin ha ottenuto l’87,3% dei voti, assicurandosi il potere fino al 2030, quando compirà 77 anni. Questa vittoria non sorprendente sottolinea il controllo del presidente sul paese, con una palese mancanza di concorrenza credibile.
I candidati dell’opposizione ammessi a candidarsi contro Putin sono stati accuratamente selezionati dal Cremlino, senza lasciare spazio a una reale alternativa. Il suo avversario più vicino, Nikolay Kharitonov del Partito Comunista, ha ricevuto solo il 4,3% dei voti. Queste elezioni, anche se inevitabili, restano di cruciale importanza per il Cremlino per legittimare l’autorità di Putin.
La longevità al potere di Putin, già in carica dall’inizio del secolo, è rafforzata dalle successive modifiche costituzionali che eliminano i limiti al mandato presidenziale, permettendogli potenzialmente di rimanere al potere fino al 2036. Nonostante le critiche e le proteste, Putin rimane fermo nella sua posizione, affermando che La Russia continuerà sulla strada del confronto con l’Occidente.
La recente scomparsa di importanti figure dell’opposizione, come Alexei Navalny e Yevgeny Prigozhin, evidenzia il clima politico teso in Russia. Le azioni di sfida durante le elezioni, con casi di sabotaggio e proteste in tutto il paese, illustrano la resistenza persistente nonostante lo stretto controllo del governo.
In un clima segnato dalla precarietà dell’opposizione e dal controllo di Putin sul Paese, la Russia si trova a un punto di svolta critico per quanto riguarda il suo futuro politico e le sue relazioni internazionali. Le recenti elezioni presidenziali, nonostante la loro prevedibilità e la mancanza di reale concorrenza, evidenziano le sfide e i problemi che il Paese dovrà affrontare negli anni a venire.