“La ricerca della rivoluzione: la commovente storia di un politico alla ricerca della verità”

Titolo: La toccante storia di un uomo in cerca di rivoluzione

Nella casa dei rivoluzionari, Nthikeng Mohlele ci trasporta nella commovente storia di un politico in preda a tempi difficili. Possedere uno spirito ribelle non è sempre facile. Avere dei principi, essere determinati, essere un difensore della verità alla Camera dei Rivoluzionari a volte può essere solitario. Ci ritroviamo a rimpiangere certe cose. Gli abbracci caldi e camerateschi che sembravano quasi reali ma erano ancora venati di sfiducia.

Mi manca Naomi, la mia ex moglie, che in uno slancio di passione promise di non lasciarmi mai (Mmm… mio politico, ti accompagnerò fino ai confini del mondo, fino alla fine dei tempi), le sue forme vaganti da dalla doccia in camera da letto, nuda, le sue natiche attirano il mio sguardo e il mio battito cardiaco, i suoi seni che sfidano la gravità implorando di essere immortalati in olio su tela, la sua lunga schiena scolpita e femminile ‘una postura meravigliosa. Anche una donna saggia.

Mi manca il comfort di un letto caldo e familiare, il caffè a richiesta, i suoni e gli odori della vita matrimoniale; i rumori che fanno i coniugi: un bacio bagnato, un grugnito irritato, un gemito di piacere dopo la mezzanotte. Mi manca una particolare tazza di caffè Mandela, il suono del campanello, vedere la mia ex moglie svuotare la vescica a singhiozzo, un timido sorriso che appare sulle sue labbra…

Mi manca la familiarità di tornare a casa lungo strade fiancheggiate da alberi di jacaranda, quasi flirtando con una modella suggestiva, con i dreadlocks, occhi grandi e pelle di legno lucido, in una Jaguar argentata con targa di Cape Town, al semaforo rosso all’angolo di Jan Smuts Avenue e Westwold Way.

In momenti come questi, mi viene in mente la certezza e la chiusura che porta un funerale, sapendo con certezza dove è andato il corpo, a differenza qui per le strade di Johannesburg, dove morire è sinonimo di calcoli statistici, di ogni genere di cose dimenticate a portata di mano. l’obitorio del governo. Mi manca la sicurezza, quel sentimento di appartenenza alle persone e alle cose.

La vita sottocoperta è difficile. Il tempo fuori è imprevedibile e avverso: piogge torrenziali, venti polverosi, serate gelide ed esseri umani. In queste strade preferirei di gran lunga fidarmi di un cane randagio che di un essere umano, anche tra i senzatetto che migrano dai sottopassi agli edifici abbandonati, dagli angoli delle strade ai parchi cittadini, dalle celle delle prigioni ai cimiteri dei poveri. Ho respinto accoltellamenti non provocati, minacce di morte per strangolamento o sparatoria, promesse di un’ascia conficcata nelle mie scapole – la rabbia implacabile di fugaci residenti di strade e sottoponti che vomitano un’ondata di capricci e condanne, le loro menti fragili e i loro cuori infiammati.

Mi trovo a fianco di coloro che la vita ha masticato e sputato, i loro corpi destinati a ferite eterne, i loro cuori che battono oltre il tempo sociale, vite vissute in infinite, obliettes a cascata. Eppure qui ho trovato la pace, una vera rivoluzione, una misura di sfida meditativa. Sfiducia nel matrimonio. Verso la politica. Verso il denaro. Erotismo. Il cibo. Il governo. Persone. Statuti e regolamenti. Il sonno. Amore romantico. L’ideologia. Religione. Segni. Verso la cittadinanza. La nazione.

E se non mi considerassi sudafricano? Perché non potevo essere un cittadino del mondo, essere tutt’uno con l’umanità attraverso i continenti?

Allora la mia mente corre avanti, scoprendo e meditando su cose che ancora non capisco. Meravigliato. Dubitare. Ribellarsi. Le rivoluzioni, mi dice la mia nuova mente, non appartengono solo alla Casa dei Rivoluzionari, ma ai cuori: i cuori di quei cittadini che bruciano pneumatici nelle township, lanciano pietre contro i veicoli della polizia, imbrattano le strade cittadine di sangue e terra, abbaiano nei microfoni esigendo che il governo mantenga le sue promesse. Il mio fuoco interiore non mi permette di incoraggiare i manifestanti a saccheggiare e bruciare proprietà, né di affermare di essere uno di loro.

Li osservo semplicemente come si farebbe con una mosca: guardare, testimoniare, ma a volte così profondamente toccato che la preoccupazione si consuma, si svuota dall’interno, diventa una possibilità fugace – presente, ma assente, evidente ma insignificante.

Dalla Genesi alla presa della Bastiglia, da Benito Mussolini appeso a testa in giù nell’Italia fascista alla caduta di Idi Amin, la storia è costellata di rivoluzioni umane traboccanti di espressioni di rabbia e malcontento.

È inutile cercare di spiegare ciò che si nasconde nel cuore umano, eppure ci sono innumerevoli possibilità per farlo: non temere più gli altri esseri umani, comprendere la violenza, abbandonare ogni senso di autoconservazione.

“La Casa dei Rivoluzionari” è pubblicato da Jacana Media.

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