Nosiviwe Mapisa-Nqakula, ex ministro della Difesa e degli affari dei veterani del Sud Africa, è al centro di polemiche per accuse di corruzione e riciclaggio di denaro. Nonostante il suo status di Presidente del Parlamento, la giustizia non si tira indietro, affermando che non è al di sopra della legge.
La vicenda è nata quando l’Unità investigativa della Procura ha tentato di arrestarlo per dodici capi d’imputazione di corruzione e uno di riciclaggio di denaro, per un importo di 4,5 milioni di rand. Tuttavia, Mapisa-Nqakula ha tentato di ritardare il suo arresto chiedendo l’accesso al fascicolo del caso, comprese le dichiarazioni del testimone che presumibilmente gli aveva pagato tangenti in contanti.
Il suo avvocato le ha suggerito di presentarsi alla polizia il 3 aprile per il suo arresto, data che coinciderebbe con la conclusione di un caso separato in cui è coinvolto il suo attuale avvocato. Tuttavia, l’unità investigativa della Procura ha respinto la richiesta, affermando che la giustizia non poteva essere tenuta sotto controllo secondo il calendario dell’avvocato di Mapisa-Nqakula.
Sono emerse segnalazioni di presunti pagamenti effettuati a Mapisa-Nqakula tra il 2016 e il 2019, provenienti da un appaltatore che lavora con le Forze di difesa sudafricane. Questi pagamenti, per un totale di 4,5 milioni di Rand, sarebbero stati ricevuti in varie forme tra il 2016 e il 2019.
Nonostante i tentativi di Mapisa-Nqakula di ritardare il suo arresto, la corte ha insinuato che il suo status politico non gli permetteva di dettare il calendario dei procedimenti legali. Resta da vedere se verrà effettivamente arrestata, ma il messaggio inviato dal sistema giudiziario è chiaro: nessuno è al di sopra della legge.