Le recenti notizie in Sudan continuano a scioccare e spezzare il cuore di migliaia di persone, anche a migliaia di chilometri di distanza. La comunità sudanese-americana, come quella di Sali, deve affrontare sfide insormontabili nell’osservare il mese sacro del Ramadan in pace e gioia.
Secondo l’organizzazione no-profit ACLED, da quasi un anno un conflitto mortale ha causato la morte di oltre 14.790 persone. La situazione è terribile, come testimonia Sali: “Ciò che sta accadendo in Sudan è davvero tragico. È sconvolgente a pensarci, a dire il vero. Abbiamo perso familiari, amici. E non parlo nemmeno della distruzione fisica di del Paese, ma della vita di persone che purtroppo sono morte o con le quali abbiamo perso i contatti e che presumiamo morte.
Nonostante le richieste di tregua, i paramilitari in guerra e l’esercito sudanese non hanno ancora trovato un terreno comune. La popolazione del Sudan, un terzo della quale deve affrontare una grave insicurezza alimentare, rischia di diventare la crisi alimentare più grave del mondo.
Durante il Ramadan, i musulmani cercano di approfondire la loro connessione con Allah e cercano il perdono per i loro peccati. Sali esprime il suo sgomento per questa situazione: “Non dovremmo essere in guerra durante il Ramadan. Se pensiamo all’aspetto religioso, è impensabile. Come possiamo pensare, svegliarci spiritualmente, pregare, digiunare, quando siamo in guerra? ?”
L’appello ad armare i civili e le attività di mobilitazione popolare suscitano l’allarme del Segretario generale dell’Onu. La violenza e la sofferenza che persistono in Sudan sono un grido di angoscia che non può essere ignorato.
Le immagini strazianti della guerra e della crisi umanitaria in Sudan ci ricordano l’urgenza di trovare soluzioni pacifiche e durature per porre fine a questa tragedia. Le storie di coraggio, solidarietà e resilienza che emergono da questo periodo buio testimoniano la forza della speranza e la volontà di sopravvivere delle popolazioni colpite.
In questi tempi bui, è essenziale rimanere informati, sostenere gli sforzi umanitari e sostenere la giustizia e la pace in Sudan. Tutti possiamo fare la differenza, anche a migliaia di chilometri di distanza.