L’Assemblea episcopale dei vescovi cattolici della provincia ecclesiastica di Bukavu si è riunita per discutere dell’allarmante situazione prevalente nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Al centro dei dibattiti, le sofferenze patite dalla popolazione, esacerbate dal persistere della ribellione dell’M23.
I vescovi hanno espresso la loro profonda preoccupazione per il peggioramento della crisi umanitaria nella regione, caratterizzata da massicci spostamenti di popolazione e da una crescente insicurezza. Monsignor François-Xavier Maroy, arcivescovo metropolita di Bukavu, ha sottolineato la necessità di agire di fronte a questa situazione critica. Ha ricordato la responsabilità di tutti di contribuire all’instaurazione della pace e alla difesa della Patria.
Nonostante le preghiere e l’appello all’aiuto divino, monsignor Maroy insiste sulla necessità di un’azione concreta da parte di tutti per porre fine alla crisi. Fede e patriottismo devono andare di pari passo per ripristinare la stabilità nella RDC.
I vescovi non usano mezzi termini riguardo all’inerzia del governo di fronte alla ribellione dell’M23. Monsignor Willy Ngumbi, vescovo della diocesi di Goma, sottolinea la mancanza di serietà delle autorità nella gestione di questa guerra. Regna l’incertezza sull’esito di questo conflitto che continua a seminare il terrore nella regione.
La guerra, iniziata a Bunagana, si è estesa ad altre località del Nord Kivu, gettando la popolazione in un clima di insicurezza permanente. La popolazione si sente abbandonata, senza sapere veramente chi la protegge e quando potrà finalmente essere ristabilita la pace.
Questo incontro dei vescovi rivela l’urgenza di agire per porre fine alle sofferenze della popolazione del Nord Kivu. La comunità internazionale e le autorità congolesi hanno il dovere di adottare misure concrete per garantire la sicurezza dei civili e instaurare un clima di pace duratura in questa regione devastata dalla violenza e dai conflitti armati.