Ecco il contenuto riscritto dell’articolo: **Fatshimetrie: un fondamentale dibattito sulla Costituzione sudafricana**
Quando si avvicinano le elezioni in Sudafrica, si sente una vecchia canzone nella sfera politica: “Dobbiamo modificare questa Costituzione!” Questo refrain è diventato un ritornello comune durante le elezioni dell’attuale anno.
Numerosi politici populisti, incluso chi fa parte del partito al potere, insieme ad altre figure influenti nella società, richiedono regolarmente modifiche alla Costituzione sudafricana. Spesso si fa riferimento a questo processo di transizione come “seconda transizione”, dipingendo la Costituzione come insufficiente a guidare il cambiamento sociale e l’evoluzione economica.
In vista delle elezioni del 2024, il dibattito sulla reintroduzione costituzionale della pena di morte si fa nuovamente sentire. La pena di morte è stata abolita nel 1995 in seguito a una decisione della Corte Costituzionale (CC) nel caso S v. Makwanyane e un altro.
Personalmente, ritengo che un emendamento costituzionale di tale portata sarebbe irrealizzabile poiché il Parlamento non possiede un’autorità illimitata per modificare la Costituzione. Pertanto, le richieste per tali emendamenti costituzionali sono meramente retoriche e sembrano essere un modo per scaricare la responsabilità sugli insuccessi del governo nel rispettare i suoi doveri costituzionali e migliorare gradualmente la qualità della vita di tutti i cittadini del paese. Queste richieste presentano la pena di morte come una soluzione miracolosa per affrontare un tasso di criminalità inaccettabile. In questo articolo, mi propongo di mettere in discussione l’idea fallace di introdurre la pena di morte attraverso un emendamento costituzionale.
L’importanza della Costituzione non può essere sopravvalutata. Essa è la legge suprema del paese, come stabilito chiaramente nell’articolo 2, e incarna le aspirazioni collettive della nazione fondate sui valori della “dignità umana, del raggiungimento dell’uguaglianza e della promozione dei diritti e delle libertà di tutti”.
La Costituzione definisce il ruolo e i doveri dello Stato, determina i poteri e le responsabilità di ciascun ramo e fornisce meccanismi di responsabilità e supervisione principalmente per il governo al fine di garantirne il funzionamento entro i limiti dei poteri e dei doveri definiti. La nostra Costituzione esiste in un contesto socio-politico dinamico ed è adattabile per rispondere e incorporare i cambiamenti sociali e politici inevitabili che sono sia desiderabili che necessari. È stata redatta deliberatamente in termini ampi e generali al fine di garantirne la longevità e la rilevanza nel tempo.
In proposito, la Corte Costituzionale nel caso S v. Zuma e altri nel 1995 ha sostenuto che la Costituzione è un documento vivente, ma ciò non significa che la Costituzione debba dire ciò che noi vogliamo che dica. Pertanto, esiste una chiara distinzione tra la modifica della Costituzione e la sua sostituzione, che in ambito giuridico viene definita come abrogazione costituzionale.
Sebbene si possa argomentare che entrambi i processi comportano una manipolazione della legge suprema del paese, essi hanno implicazioni e conseguenze molto diverse. Il primo prevede un rigoroso processo di aggiunta, modifica, correzione, miglioramento o persino abolizione di una o più disposizioni costituzionali esistenti per affrontare le carenze individuate o le esigenze in evoluzione della società, mantenendo però la struttura fondamentale della Costituzione. Il secondo, invece, consiste nel sostituire la Costituzione esistente con un documento totalmente nuovo.
L’articolo 74 della Costituzione consente la modifica di una qualsiasi delle sue disposizioni. Queste procedure sono molto più rigorose rispetto alle normali procedure legislative. La procedura rigorosa è intenzionalmente imposta per proteggere la Costituzione dall’instabilità delle dinamiche politiche quotidiane e dagli possibili abusi da parte di maggioranze temporanee e populiste.
Sono state stabilite procedure rigorose per garantire che tutti i tentativi di modificare la Costituzione siano affrontati con cautela, per evitare emendamenti affrettati che potrebbero introdurre cambiamenti regressivi e, alla fine, compromettere le caratteristiche fondamentali della Costituzione.
La procedura di modifica dell’articolo 74 inizia con la presentazione di un disegno di legge all’Assemblea nazionale o al Consiglio nazionale delle province.
È importante notare che, secondo una lettura letterale del testo della Costituzione, qualsiasi disposizione può essere modificata; l’unico ostacolo è rispettare la procedura richiesta per soddisfare la maggioranza necessaria come previsto dall’articolo 74. L’articolo 167, comma 4(d), assegna alla Corte Costituzionale, in qualità di custode della Costituzione, il potere esclusivo di “decidere sulla costituzionalità di qualsiasi modifica costituzionale”.
Questa attribuzione di poteri alla Corte Costituzionale per verificare la validità degli emendamenti costituzionali mira a garantire che la corte possa stabilire e garantire che, a seguito di un emendamento, vi sia un ragionevole grado di continuità e stabilità nel sistema giuridico e politico.
Ciò implica che il potere della Corte Costituzionale di determinare la costituzionalità degli emendamenti costituzionali vada oltre la verifica degli aspetti procedimentali, incorporando anche l’esame della validità substantiva delle modifiche apportate.
Pertanto, potrebbe esistere un limite sostanziale ai poteri di modifica del Parlamento e viene introdotta la dottrina della struttura fondamentale. Tale dottrina presuppone che la Costituzione abbia alcune caratteristiche implicite e intrinseche.