Nel 2004, la Repubblica Democratica del Congo è stata teatro di un tentativo di colpo di stato che ha scosso la transizione politica in corso. Nella notte del 28 marzo, tra le 3 e le 6 del mattino, sono stati attaccati diversi siti strategici di Kinshasa, tra cui i campi militari di Tshatshi e Kokolo, la base navale di Gombé e la base aerea di Ndolo. L’attacco è stato attribuito ad ex soldati della DSP di Mobutu, provenienti da Brazzaville.
Nel mirino è stata colpita anche la stazione radiotelevisiva nazionale, che è stata colpita da una pioggia di bombardamenti e razzi. Gli aggressori, provenienti apparentemente dalla banca di fronte alla capitale, hanno preso il controllo della frequenza radio interna dell’esercito per invitare i soldati a unirsi al loro movimento. Nonostante un missile lanciato contro la residenza del presidente Joseph Kabila, l’attacco a sorpresa è stato rapidamente respinto dalla guardia presidenziale, scatenando una caccia ai golpisti in tutta la città di Kinshasa.
Il ministro dell’Informazione, Vital Kamerhe, ha rassicurato la popolazione annunciando che la situazione è sotto controllo e invitando alla calma. Nei giorni successivi, i membri del commando, tra cui un certo Samy Ekongo, furono arrestati in possesso di un grosso arsenale (fucili AK-47, mitragliatrici, mortai, lanciarazzi, granate).
Questo fallito tentativo di colpo di stato ha rivelato le persistenti tensioni politiche e militari nella RDC. Nonostante la sua rapida neutralizzazione, serve a ricordare la fragilità della transizione democratica nel Paese e la necessità di rafforzare le istituzioni per prevenire crisi future.