Il caso dell’arcivescovo metropolita di Kinshasa: una questione su giustizia e libertà di espressione

La vicenda dell’arcivescovo metropolita di Kinshasa, Fridolin Ambongo, ha recentemente suscitato molto scalpore in Congo. I membri del Consiglio dell’Apostolato dei Laici Cattolici del Congo (CALCC) hanno espresso il loro sgomento per l’apertura di un’indagine giudiziaria contro il presule. La decisione è stata presa dal Procuratore Generale della Procura della Corte d’Appello di Matete, su istruzioni del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.

Il CALCC, che rappresenta diversi movimenti, gruppi e associazioni cattoliche, denuncia con forza quella che definisce un’implacabilità politica contro l’Arcivescovo. Ritengono che questo approccio miri a offuscare l’immagine del prelato e ridurlo al silenzio. Chiedono quindi l’indipendenza degli organi giudiziari per porre fine a questa situazione preoccupante.

Gli eventi che hanno preceduto questa decisione giuridica hanno suscitato preoccupazione nella comunità cattolica. In particolare, l’umiliazione subita dall’arcivescovo all’aeroporto internazionale di N’djili, nonché le minacce provenienti da un membro del governo. Per il CALCC questi atti sembrano costituire una decisione volta a mettere a tacere un difensore dei diritti e della giustizia.

Nel suo comunicato, il presidente del CALCC, Jean Bosco Lalo, sottolinea che l’Accordo quadro tra il Congo e la Santa Sede, che prevede una stretta collaborazione, sarebbe stato ignorato in questa materia. Chiede che la giustizia sia fatta in nome del popolo, nel rispetto della Costituzione.

Il procuratore generale presso la Corte di cassazione, invece, ha giustificato la sua decisione accusando il cardinale Ambongo di diffondere discorsi sediziosi e di incitamento che potrebbero andare contro le istituzioni e la sicurezza delle popolazioni. Si sottolinea un comportamento costante dell’Arcivescovo, riprodotto nei suoi diversi interventi pubblici.

Di fronte a questa situazione, i laici cattolici in Congo invitano alla vigilanza e attendono i prossimi passi in questa materia. Riaffermano il loro sostegno al loro Pastore e il loro impegno per il benessere della Chiesa e del Paese.

Resta da sperare che in questa delicata questione prevalga l’indipendenza della magistratura, in modo da garantire un trattamento giusto e imparziale a tutte le parti coinvolte. Questo caso solleva questioni più ampie sullo stato della democrazia e della libertà di espressione nel paese e richiede una profonda riflessione sulle questioni sociali che ne derivano.

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