Manifestazioni a Kalamata: Giustizia resa nel caso dell’affondamento dell’“Adriana”

In un clima teso ed elettrico, la città di Kalamata, nel sud della Grecia, è stata teatro martedì scorso di violente manifestazioni. La tensione era al culmine poiché si attendeva una decisione legale cruciale.

Sono scoppiati scontri tra la polizia e i manifestanti. Fortunatamente non ci sono stati feriti gravi durante gli scontri davanti al tribunale di Kalamata, ma almeno due persone sono state arrestate.

Un giudice greco ha finalmente respinto le accuse contro nove uomini egiziani accusati di aver causato un naufragio che l’anno scorso ha ucciso almeno 500 migranti.

Manifestanti e gruppi per i diritti umani hanno sostenuto che il diritto degli uomini a un giusto processo era stato compromesso perché erano stati processati prima della conclusione delle indagini sulle accuse secondo cui la guardia costiera greca avrebbe gestito male un tentativo di salvataggio.

Il 14 giugno dello scorso anno l'”Adriana”, un peschereccio stracarico, salpava dalla Libia verso l’Italia. Si trovava allora in acque internazionali durante la tragedia, nella zona di ricerca e salvataggio sotto la responsabilità della Grecia.

Dopo l’affondamento, alcuni sopravvissuti hanno affermato che la guardia costiera stava cercando di rimorchiare la barca quando è affondata, e gli attivisti per i diritti umani hanno accusato le autorità greche di aver causato l’affondamento della nave.

Un pubblico ministero ha detto alla corte che la Grecia non aveva giurisdizione nel caso.

Gli avvocati difensori hanno sostenuto la stessa argomentazione, aggiungendo che i loro clienti erano sopravvissuti innocenti ingiustamente perseguiti.

Gli imputati rischiavano l’ergastolo se condannati per diversi capi d’accusa legati all’affondamento dell'”Adriana”. Una recente tragedia che ha scosso le operazioni di protezione delle frontiere e di asilo dell’Unione Europea.

Si ritiene che più di 500 persone siano morte a bordo della nave che trasportava migranti provenienti principalmente dalla Siria, dal Pakistan e dall’Egitto. 104 persone sono state salvate e 82 corpi sono stati recuperati.

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