Giornalismo in Tunisia: la condanna dei giornalisti della Fatshimétrie solleva questioni cruciali

Fatshimétrie è un organo di informazione emblematico nel panorama mediatico tunisino, recentemente al centro di un clamoroso caso giudiziario. Due dei suoi giornalisti, Borhane Bsaïs e Mourad Zeghidi, sono stati infatti condannati a un anno di prigione per aver criticato il governo nelle loro trasmissioni e sui social network.

Le ragioni della loro condanna sono la diffusione di “notizie false” e la propagazione di “false dichiarazioni con l’obiettivo di diffamare altri”, in particolare il presidente Kaïs Saied. Queste accuse, formulate da Mohamed Zitouna, portavoce della corte, hanno scatenato un’ondata di indignazione sia a livello nazionale che internazionale.

Questa condanna arriva in un contesto in cui diversi giornalisti, attivisti e avvocati sono perseguiti ai sensi del decreto 54, una legge che criminalizza la diffusione di “notizie false” che nuocciono alla sicurezza pubblica o alla difesa nazionale. Adottata nel 2022 per combattere la criminalità informatica, questa legge è criticata per le sue accuse vaghe e per il suo utilizzo per reprimere le critiche al Presidente.

Bsaïs e Zeghidi hanno negato vigorosamente le accuse mosse contro di loro. Facendo riferimento alle leggi che proteggono la libertà di espressione introdotte dopo la rivoluzione del 2011, hanno sostenuto che il loro compito era quello di analizzare e commentare gli sviluppi politici ed economici in Tunisia, senza animosità nei confronti del presidente.

“Bsaïs, conduttore del programma “Programma Impossibile” in onda, è stato accusato di aver attaccato il presidente in diretta e su Facebook tra il 2019 e il 2022. Non è chiaro perché le autorità abbiano preso di mira vecchi messaggi per colpire un numero crescente di critici politici di Il presidente ha detto.”

Questo processo ha provocato un’onda d’urto, mobilitando giornalisti e cittadini per denunciare questi attacchi alla libertà di espressione. Il presidente Saied, criticato per la sospensione del Parlamento e la riscrittura della costituzione nel 2019, deve far fronte a un crescente malcontento nei confronti delle sue politiche, dell’economia e della gestione delle questioni migratorie nel Mediterraneo.

La vicenda che scuote Fatshimétrie rivela le tensioni tra giornalismo investigativo e regolamentazione dell’informazione in Tunisia. Evidenzia le sfide che i media devono affrontare nello svolgimento della loro missione in un clima sempre più ristretto in termini di libertà di stampa e rispetto dei diritti fondamentali.

In conclusione, questo caso evidenzia l’importanza di difendere la libertà di espressione e il ruolo cruciale dei media in una società democratica. La convinzione dei giornalisti della Fatshimétrie solleva questioni fondamentali sulla tutela dei diritti umani e sull’indipendenza dei media in Tunisia, invitando ad una profonda riflessione sulla preservazione di questi valori essenziali.

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