Le recenti dichiarazioni di Bernard Kayumba, relatore della Sacra Unione della Nazione, hanno suscitato forti reazioni. In effetti, il suo intervento mediatico volto a screditare l’appello lanciato da Seth Kikuni e Claudel Lubaya per la formazione di un fronte contro Félix Tshisekedi solleva diversi interrogativi.
Bernard Kayumba, descrivendo questa iniziativa come “un’iniziativa destinata al fallimento”, sottolinea il passato politico di Seth Kikuni come candidato senza successo alla presidenza della Repubblica. Tuttavia, ridurre la legittimità di una persona ai suoi fallimenti elettorali passati sembra non avere rilevanza. Piuttosto che concentrarsi sugli attacchi personali, sarebbe più costruttivo valutare le argomentazioni avanzate da Kikuni e Lubaya.
Il relatore dell’Unione Sacra della Nazione nega l’esistenza di una deriva dittatoriale nella Repubblica Democratica del Congo, affermando che non esiste né nepotismo né arresti arbitrari. Tuttavia, molti osservatori e organizzazioni internazionali hanno regolarmente denunciato abusi dei diritti umani e repressione delle voci dissidenti nel Paese. Questa posizione di negazione potrebbe essere vista come una mancanza di considerazione delle realtà sul campo.
Inoltre, la richiesta di una legge che risolva le discordie e gli oltraggi contro il Capo dello Stato lascia dubbi sulla vera natura democratica del regime in vigore. Una giustizia strumentalizzata al servizio del potere in carica rischierebbe di minare le basi dello Stato di diritto.
In definitiva, piuttosto che respingere del tutto tutte le voci critiche, forse sarebbe più sensato aprire il dialogo e accettare una pluralità di opinioni per rafforzare la democrazia e la trasparenza nella Repubblica Democratica del Congo. Le differenze di punti di vista non dovrebbero essere viste come minacce, ma come opportunità per arricchire il dibattito democratico e procedere verso una governance più inclusiva.