La situazione nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è nuovamente tesa, a causa dei violenti scontri scoppiati tra le forze armate congolesi (FARDC) e i ribelli dell’M23 attorno alla città di Sake. Gli scontri sono iniziati presto giovedì 30 maggio, con segnalazioni di uso di armi pesanti da entrambe le parti, alimentando i timori di un’escalation del conflitto.
Secondo informazioni provenienti dalla zona dei combattimenti, l’esercito congolese ha lanciato un’offensiva contro le posizioni dei ribelli dell’M23, sospettati di ricevere sostegno dal Ruanda. Il fuoco dell’artiglieria è iniziato alle 5 del mattino, proveniente da diversi punti strategici, tra cui Mungunga a ovest di Goma e Minova-Bweremana a sud di Masisi.
Nel mirino dell’esercito ci sono le colline di Vunano, prospicienti la strada Sake-Kirotshe, nonché le postazioni ribelli presso le “Tre Antenne” di Kiuli e nei villaggi di Karuba e Mushaki. In risposta, i ribelli hanno risposto sparando su obiettivi militari e civili a Sake, provocando il panico tra i residenti che hanno dovuto rifugiarsi nelle loro case per proteggersi.
Le notizie di civili feriti durante i combattimenti evidenziano ancora una volta le tragiche conseguenze di questa escalation di violenza. Questi scontri sono tanto più preoccupanti in quanto si verificano solo poche settimane dopo violenze simili che hanno portato alla morte di 35 civili nel campo profughi di Mugunga.
In un contesto già indebolito da anni di conflitto armato e di lotte interminabili, questi nuovi scontri evidenziano la necessità di un’azione concertata per porre fine alla violenza e proteggere i civili innocenti intrappolati nel mezzo di questa spirale di distruzione. È imperativo che la comunità internazionale intervenga per favorire il dialogo, la mediazione e la ricerca di soluzioni pacifiche per offrire un futuro più stabile e sicuro alla popolazione della regione del Nord Kivu.