Nelle trafficate strade della Repubblica Democratica del Congo, lo spettacolo dei bambini sfruttati per ragioni economiche è una realtà straziante che si ripete troppo spesso. Durante le lunghe vacanze scolastiche, è comune vedere queste giovani anime vagare, attivarsi e impegnarsi in attività generatrici di reddito. Alcuni si rassegnano a vendere acqua, pane o fazzoletti, mentre altri si ritrovano a lavare veicoli o a lustrare scarpe. Questi bambini non scelgono queste professioni per passione, ma perché i loro genitori li spingono a farlo, nella speranza di provvedere al sostentamento della famiglia.
Tuttavia, la normativa attuale vieta formalmente il lavoro dei minori di 18 anni, garantendo loro così tutela legale. Ma nella realtà delle strade congolesi, questa legge spesso resta ignorata, lasciando migliaia di bambini vulnerabili allo sfruttamento economico. È tempo di interrogarsi sulle condizioni in cui lavorano questi minori: sono sicuri, dignitosi e rispettosi dei loro diritti fondamentali?
Per porre fine a questo sfruttamento insidioso, è fondamentale sensibilizzare ed educare i genitori e la società nel suo insieme sulle conseguenze dannose del lavoro minorile. È necessario mettere in atto campagne di sensibilizzazione per ricordarci che ogni bambino merita un’istruzione e un’infanzia protetta. È inoltre essenziale rafforzare le politiche di protezione dell’infanzia e i meccanismi di monitoraggio per garantire che i diritti dell’infanzia siano rispettati.
In definitiva, è nostro dovere come società garantire un futuro migliore a questi bambini, fornendo loro le opportunità di imparare, giocare e prosperare che meritano. Perché è investendo nella tutela e nel benessere dei nostri giovani che costruiremo un futuro solido ed equo per tutti. La lotta al lavoro minorile non deve essere un’opzione, ma una priorità urgente per il benessere della nostra società congolese.