**Congo orientale: riflessioni sulla situazione umanitaria e appello per la fine del conflitto**
Nella travagliata regione del Congo orientale, mercoledì scorso gli Stati Uniti hanno annunciato una tregua umanitaria, estendendo una tregua intesa a ridurre gli scontri nella parte orientale del paese. Tuttavia, nonostante questo barlume di speranza, persistono violenze e violazioni dei diritti umani, che chiedono la fine del conflitto per consentire agli sfollati di tornare a casa.
La tregua, che inizialmente doveva terminare venerdì, è stata prorogata di 15 giorni fino al 3 agosto, come ha annunciato in un comunicato il Dipartimento di Stato americano. Ha esortato tutte le parti interessate a rispettare questa tregua che è stata violata sin dalla sua attuazione il 5 luglio.
La violenza, concentrata nella provincia orientale del Nord Kivu, ha portato non solo a uccisioni e arresti arbitrari, ma anche ad abusi sessuali, che hanno colpito in particolare donne e bambini, secondo Carine Kaneza Nantulya di Human Rights Watch, espressa durante un’informativa sessione di mercoledì sulla situazione in Congo.
“La violenza contro donne e ragazze non si limita alle zone di conflitto, ma si verifica anche quando cercano acqua o cibo fuori dai campi”, ha detto Nantulya.
Il lungo conflitto nel Congo orientale ha provocato una delle peggiori crisi umanitarie del mondo, con oltre 100 gruppi armati in lizza per il controllo della regione ricca di minerali vicino al confine con il Ruanda. Si ritiene che un attore chiave nel conflitto, il gruppo M23, sia sostenuto dal Ruanda.
Insieme ad altri gruppi, i ribelli sono accusati di aver compiuto omicidi di massa in un conflitto che si è esteso dalle linee del fronte ai villaggi circostanti, sfollando almeno 7 milioni di persone, molte delle quali sono fuori dalla portata degli aiuti umanitari dei ribelli. Le organizzazioni umanitarie denunciano la mancanza di risorse anche per le persone che riescono a raggiungere.
Negli ultimi mesi, le persone in fuga dalla violenza hanno dovuto evitare il fuoco dell’artiglieria e gli attacchi dei droni, mettendo le loro vite in ulteriore pericolo. È quindi imperativo che tutte le parti agiscano immediatamente per porre fine a queste atrocità, consentendo così alle popolazioni sfollate di tornare a casa in sicurezza e ricostruire le proprie vite in pace e dignità.
La comunità internazionale deve raddoppiare i propri sforzi per risolvere questa crisi umanitaria e impegnarsi a porre fine una volta per tutte al conflitto nel Congo orientale. Ciò richiederà un approccio concertato, risorse adeguate e un forte impegno a favore della giustizia e dei diritti umani.