**L’emergenza umanitaria al centro della liberazione dei detenuti dalla prigione centrale di Kenge**
Il rilascio, su istruzione del ministro della Giustizia, di almeno 25 detenuti dalla prigione centrale di Kenge, nella provincia di Kwango, evidenzia una situazione allarmante all’interno di questo istituto penitenziario. Sebbene queste persone siano state tenute in detenzione senza essere state processate, o addirittura per alcuni nonostante un’assoluzione, la constatazione è amara: il sovraffollamento delle carceri e le condizioni di vita deplorevoli hanno raggiunto un livello critico.
Il ministro provinciale della Giustizia, Timothée Nzundu, ha attirato l’attenzione sulla situazione precaria del carcere di Kenge, costruito nel 1958, che fatica ad accogliere un numero di detenuti ben superiore alla sua capacità iniziale. Con più di 200 persone incarcerate in una struttura progettata per ospitarne 50, la realtà è allarmante.
Questo episodio evidenzia i problemi relativi al funzionamento e al trattamento dei detenuti in un sistema giudiziario afflitto da disfunzioni. Persone innocenti si ritrovano dietro le sbarre a causa della mancanza di una giustizia efficace ed equa. Alcune persone detenute per mesi, infatti, non sono mai state ascoltate, mentre altre, pur assolte, sono rimaste private della libertà.
Oltre a queste palesi ingiustizie, le strutture fatiscenti e la mancanza di distinzione tra donne, bambini e uomini illustrano l’urgenza di riforme strutturali all’interno della prigione centrale di Kenge. Condizioni di detenzione inumane e degradanti forniranno terreno fertile alla recidiva e alla frustrazione tra i detenuti.
È fondamentale che le autorità competenti agiscano immediatamente per affrontare questa crisi umanitaria. È fondamentale garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti, assicurando una giustizia imparziale ed equa. Il rilascio di questi prigionieri non dovrebbe essere solo un gesto isolato, ma piuttosto un segnale di consapevolezza collettiva della necessità di riformare radicalmente il sistema carcerario congolese.
Infine, anche la società civile e le organizzazioni internazionali devono mobilitarsi per garantire il rispetto dei diritti umani nelle carceri congolesi. La dignità delle persone, anche quando hanno commesso atti illeciti, deve essere preservata e tutelata. È tempo di agire affinché la giustizia sia veramente servita, nel rispetto dei valori democratici e degli standard internazionali.