Riformare la diplomazia ugandese: questioni di professionalità e integrità

I recenti casi che hanno coinvolto gli ambasciatori ugandesi in Canada e negli Emirati Arabi Uniti hanno attirato notevole attenzione. La decisione del governo canadese di dichiarare Joy Ruth Acheng persona non grata e l’espulsione di Henry Mayega da parte degli Emirati Arabi Uniti sollevano dubbi sull’integrità e sulla qualità dei rappresentanti diplomatici dell’Uganda all’estero.

È essenziale che gli ambasciatori incarnino la più alta forma di disciplina, professionalità e dedizione al proprio Paese. Essendo scelti per ricoprire incarichi diplomatici, questi funzionari pubblici dovrebbero essere funzionari del servizio civile esperti, selezionati sulla base della loro competenza e del loro merito piuttosto che su criteri politici, familiari o di clan.

La nomina di Acheng, ex deputato del distretto di Kole del Congresso del popolo dell’Uganda, ad ambasciatore del Canada sembra essere il risultato di un accordo politico piuttosto che di una selezione basata sul merito. Il suo conflitto con i sostenitori della Piattaforma di Unità Nazionale (NUP) in Canada solleva preoccupazioni sulla sua capacità di garantire la sicurezza e il benessere degli ugandesi all’estero.

D’altro canto, l’accusa contro Mayega di aver trasformato l’ambasciata ugandese negli Emirati Arabi Uniti in un casinò è una palese violazione dei codici etici diplomatici. Questa condotta inappropriata danneggia la reputazione dell’Uganda a livello internazionale e mina i suoi sforzi per attrarre investimenti esteri e incrementare il commercio tra i paesi.

È imperativo riformare il processo di reclutamento e nomina degli ambasciatori e di altri funzionari diplomatici per garantire l’integrità, la competenza e l’obiettività di coloro che rappresentano il Paese all’estero. L’abolizione delle pratiche di nepotismo, favoritismo politico e corruzione nella selezione dei diplomatici è essenziale per ripristinare la fiducia del pubblico e rafforzare l’immagine dell’Uganda a livello globale.

È necessario rivedere le leggi e i regolamenti esistenti, come il Civil Service Act, 2008 e il Foreign Service Act, 2000, per garantire una selezione basata sul merito, sulla trasparenza e sull’etica. Spetta al Presidente anche la responsabilità di garantire che gli alti funzionari e gli ambasciatori siano scelti in base alle loro qualifiche e capacità di rappresentare il Paese con dignità e professionalità.

In definitiva, sono necessarie riforme strutturali e istituzionali per porre fine alla corruzione politica e ripristinare la credibilità della diplomazia ugandese. L’Uganda non può permettersi di avere ambasciatori che compromettano la sua reputazione e i suoi interessi nazionali all’estero. È giunto il momento di istituire un sistema di nomina basato sul merito e sull’interesse nazionale piuttosto che su considerazioni politiche di parte.

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