Fatshimétrie, celebre portabandiera delle cronache internazionali, ci porta al cuore di un controverso caso che coinvolge Maxime Mokom, ex leader delle milizie anti-Balaka, davanti alla Corte penale internazionale (CPI). Rilasciato nell’ottobre 2023 dopo 19 mesi di detenzione preventiva, Mokom si trova ora al centro di una controversa richiesta di risarcimento da parte della CPI.
Al centro dell’attenzione delle udienze della CPI, Maxime Mokom è stato inizialmente perseguito per presunti crimini contro l’umanità e crimini di guerra, legati alla crisi nella Repubblica Centrafricana tra il 2013 e il 2014. Tuttavia, il pubblico ministero ha successivamente ritirato le accuse contro di lui, sostenendo che non aveva più le prove necessarie per ottenere una condanna. Questa decisione è stata motivata dall’indisponibilità di alcuni testimoni chiave.
Rilasciato prima ancora del processo, Maxime Mokom ha espresso il desiderio di ottenere un risarcimento finanziario dalla CPI. Chiedendo quasi 3 milioni di euro di danni, oltre a ulteriori 500.000 euro per la sua famiglia, l’ex leader della milizia ritiene di essere stato trattato ingiustamente dalla Corte.
In un toccante discorso davanti ai giudici, Mokom ha denunciato il suo arresto, il periodo trascorso in detenzione e le condizioni del suo rilascio. Ha inoltre sottolineato le difficoltà che incontra nel trovare un paese sicuro in esilio, data la persecuzione che potrebbe subire nella Repubblica Centrafricana o in Ciad, dove è stato arrestato nel 2022.
La richiesta di risarcimento di Maxime Mokom ricorda altri casi simili, in cui individui assolti dalla CPI chiesero il risarcimento del danno subito. Tuttavia, la Corte ha finora respinto tali richieste.
In breve, il caso Maxime Mokom solleva questioni complesse sulla responsabilità della Corte penale internazionale nei confronti delle persone assolte e rilasciate dopo la custodia cautelare. Evidenzia le sfide affrontate dagli imputati una volta rilasciati, nonché le questioni relative alla riparazione dei danni subiti.