La controversa eredità di Alberto Fujimori: tra adorazione e disapprovazione

***Fatshimetria***

Il mondo politico internazionale ha appena perso una figura controversa con la morte di Alberto Fujimori, ex presidente del Perù, l’11 settembre all’età di 86 anni. L’uomo che ha governato il Perù con il pugno di ferro tra il 1990 e il 2000 è stato una figura polarizzante, ammirato per le sue politiche economiche neoliberiste e criticato per i suoi metodi autoritari e gli scandali di corruzione che hanno rovinato il suo regno.

La notizia della sua scomparsa ha suscitato reazioni contrastanti in Perù, dove nonostante la sua condanna per crimini contro l’umanità, parte della popolazione riconosce il suo ruolo nella lotta contro i guerriglieri di Sendero Luminoso e il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru. Alcuni lodano la sua azione a favore dello sviluppo economico del Paese, altri condannano il suo autoritarismo e le sue pratiche repressive.

Il suo rilascio lo scorso dicembre per motivi umanitari aveva già suscitato polemiche, e il suo desiderio di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2026 aveva riacceso le tensioni politiche in Perù. Sua figlia, Keiko Fujimori, che lei stessa ha fallito più volte al secondo turno delle elezioni presidenziali, ha cercato di assumere il ruolo politico del padre.

La morte di Alberto Fujimori segna la fine di un’era tumultuosa nella storia recente del Perù. La sua eredità rimane controversa, riflettendo le contraddizioni di un politico che ha lasciato un segno indelebile nel suo Paese. La sua scomparsa solleva anche interrogativi sul futuro politico del Perù e sul futuro del suo movimento politico.

Dichiarando tre giorni di lutto nazionale, il Perù si prepara a rendere omaggio a una figura emblematica della sua storia contemporanea, il cui viaggio rimarrà scolpito nella memoria collettiva del Paese. Il dibattito sulla sua eredità non è destinato a spegnersi, ma una cosa è certa: Alberto Fujimori lascerà un segno profondo nella storia politica del Perù e dell’America Latina.

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