In una recente operazione militare israeliana nella Cisgiordania occupata, un membro dello staff delle Nazioni Unite era tra le 10 persone morte, hanno confermato l’esercito israeliano e le Nazioni Unite.
Sufyan Jaber Abed Jawwad, che lavorava come addetto ai servizi igienico-sanitari nel campo di El Far’a in Cisgiordania, è stato “ucciso a colpi di arma da fuoco sul tetto della sua casa da un cecchino durante un’operazione militare israeliana nella notte del 12 settembre”. Lo ha affermato in una nota l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).
Jawwad è stato colpito tre volte al petto “mentre era sul tetto di casa a prendere un caffè”, ha detto venerdì alla CNN anche Juliette Touma, direttrice delle comunicazioni dell’agenzia.
Tuttavia, l’esercito israeliano ha accusato Jawwad e gli altri uccisi di essere “terroristi”.
Il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce delle Forze di difesa israeliane (IDF), ha confermato venerdì che Jawwad è stato ucciso durante un’operazione nella regione di Far’a in Cisgiordania e ha affermato che stava “lanciando ordigni esplosivi che rappresentavano una minaccia alle forze che operano nella zona.”
“Le truppe dell’IDF hanno aperto il fuoco su di lui per eliminare la minaccia, ed è stato ucciso”, ha detto Shoshani. Ha aggiunto che Jawwad era “noto alle forze di sicurezza israeliane e aveva partecipato ad ulteriori attività terroristiche”.
L’esercito israeliano ha detto in una precedente dichiarazione venerdì che le sue truppe avevano localizzato e smantellato “un veicolo bomba, laboratori di esplosivi, sale di comunicazione operativa e armi” durante l’operazione che costò la vita a Jawwad.
Il personale delle Nazioni Unite è stato duramente colpito dagli attacchi nella regione, con vittime che salgono a oltre 220 persone uccise a Gaza dal 7 ottobre, ha detto il capo dell’UNRWA Philippe Lazzarini in un messaggio pubblicato mercoledì su X.
Il ministero degli Esteri giordano ha condannato l’omicidio di Jawwad in una dichiarazione venerdì, definendolo un “crimine atroce”.
Questa triste notizia arriva nel contesto dell’intensificarsi delle azioni militari israeliane in Cisgiordania, che ha portato ad una grave carenza di risorse umanitarie nella regione. I campi profughi di El Far’a, Tulkarem, Nur Shams e Jenin sono stati particolarmente colpiti, con infrastrutture di base come l’acqua e l’elettricità distrutte, ha affermato l’UNRWA.
Di fronte a questi sviluppi, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto “cambiamenti fondamentali” nel modo in cui le forze israeliane operano nella Cisgiordania occupata, in seguito alla morte dell’attivista statunitense Aysenur Ezgi Eygi durante una protesta la scorsa settimana.
Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Ramallah e le Nazioni Unite, da ottobre sono stati uccisi quasi 700 palestinesi in Cisgiordania. Queste cifre non fanno distinzione tra militanti e civili.
Questa situazione evidenzia ancora una volta l’urgenza di trovare soluzioni pacifiche e durature per porre fine ai conflitti e proteggere la vita dei civili innocenti intrappolati nei disordini regionali.