L’Unione Europea si trova ad un punto di svolta cruciale con l’arrivo della nuova Commissione “von der Leyen 2”. Mentre questa Commissione espone le sue priorità per i primi cento giorni, in particolare il Patto per l’industria pulita e la semplificazione amministrativa, è legittimo chiedersi se le ambizioni ambientali, in particolare quelle del Green Deal, verranno messe da parte.
Il Green Deal, lanciato dal Presidente della Commissione cinque anni fa, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, è davvero minacciato? Ursula von der Leyen vuole essere rassicurante affermando che non è così. Tuttavia, persistono preoccupazioni sul futuro di questo progetto poiché si manifestano dissensi nel Parlamento europeo.
In effetti, il Partito popolare europeo (PPE), il principale partito di destra di Ursula von der Leyen, adotta una posizione ambigua alleandosi a volte con i socialdemocratici e i centristi, a volte con l’estrema destra per opporsi ad alcuni aspetti del Green Deal. Recentemente, questa alleanza alternativa ha tentato di indebolire un testo cruciale nella lotta alla deforestazione, rinviandone così l’applicazione.
Questa situazione solleva legittimi interrogativi sulla reale volontà di questa nuova Commissione di impegnarsi pienamente nella transizione ecologica e di rispettare gli impegni assunti nel quadro del Green Deal. Se la retorica ufficiale vuole essere rassicurante, gli atti politici rivelano dissensi interni e manovre che potrebbero compromettere l’attuazione di misure essenziali per la lotta al cambiamento climatico.
È quindi essenziale che la Commissione “von der Leyen 2” chiarisca la sua posizione e mostri un fermo impegno a favore del Green Deal, garantendo al contempo il sostegno dei diversi attori politici. Perché il futuro del nostro pianeta dipende dalla capacità dell’Unione europea di agire in modo concertato e determinato per affrontare le sfide ambientali che si trova ad affrontare.