### L’impasse umanitaria del North Kivu: tra guerre di guerra e crisi alimentari
Dall’inizio del 2025, la situazione della sicurezza nell’estremo nord di North Kivu si è notevolmente deteriorata. I ribelli dell’M23 intensificano le loro offensive, mentre le forze democratiche alleate (ADF) agiscono nel nord della regione, immergendo Beni e Butembo in una spirale di violenza e insicurezza. Questa doppia minaccia rappresenta non solo un disastro umanitario, ma anche una grande sfida economica per una popolazione già comprovata.
#### due minacce, la stessa osservazione: il crollo del tessuto sociale
L’M23, che è emerso da un antico conflitto, cerca di estendere la sua presa sulle aree strategiche, in particolare il territorio di Lubero. Allo stesso tempo, l’ADF, un gruppo armato con motivazioni spesso oscure, intensifica i loro attacchi a nord di Beni, prendendo di mira località come Mavivi, Oicha ed Eringeti. Questi incidenti spingono per migliaia di contadini e aggravano una crisi alimentare già cronica in una regione in cui l’agricoltura è il pilastro dell’economia locale.
I dati dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) rivelano che quasi 12 milioni di congolesi soffrono di insicurezza alimentare, principalmente a causa di conflitti armati che interrompono i cicli di produzione e l’accesso ai mercati. In Beni e Butembo, la situazione è allarmante; Le perdite di raccolta dovute al volo degli agricoltori portano a un flambé nei prezzi degli alimenti e alla crescente insoddisfazione tra la popolazione.
#### strade, vene vitali sotto tensione
Il corridoio economico Oicha-Luna, essenziale per collegare Beni e Butembo alla provincia di Ituri, si trasforma in un campo di battaglia. Gli agguati orchestrati dagli ADF rendono ogni movimento pericoloso, non solo per i passanti, ma anche per i vettori che forniscono necessità di base. Secondo le testimonianze raccolte a terra, gli attacchi hanno causato l’incendio di diversi veicoli di trasporto, immergendo le famiglie per disperazione e mettendo in produzione i commercianti locali. La paralisi di questo percorso è sintomatica di un fenomeno più ampio: quello del crescente isolamento di alcune aree del Congo orientale.
Inoltre, queste strade sono strategicamente importanti per l’accesso umanitario. Durante i recenti conflitti, c’è un calo di quasi il 30 % degli aiuti umanitari accessibili, le ONG incontrano difficoltà nell’accesso a queste aree a causa della violenza permanente.
#### Una lotta per la sopravvivenza in un clima di incertezza
Il clima dell’insicurezza ha anche conseguenze psicologiche sugli abitanti, già traumatizzato da anni di conflitto. Migliaia di persone ora vivono in condizioni precarie, spesso ospitate da famiglie ospitanti, in una situazione di convivenza forzata e tesa. Gli studi dimostrano che gli sfollati soffrono di stress post-traumatico, ansia e sono spesso afflitti da malattie legate alla malnutrizione.
Lo spiegamento di una maggiore presenza delle forze armate – nazionali o internazionali (come Monusco) – è spesso percepito come una soluzione temporanea ma non si avvicina alle radici strutturali del problema. In realtà, senza un piano di sviluppo economico che si rivolge all’agricoltura, all’istruzione e alla governance locale, il ciclo della violenza non può essere rotto.
#### per un approccio di sviluppo sostenibile
Per uscire da questo vicolo cieco, è essenziale una risposta integrata, combinando un intervento umanitario immediato e strategie di sviluppo a lungo termine. Questo modello dovrebbe promuovere la resilienza delle comunità interessate fornendo loro gli strumenti necessari per ricostruire il loro tenore di vita. L’implementazione di programmi di microcredito, unita a una formazione agricola adeguata, potrebbe aiutare a rilanciare l’economia locale.
È anche essenziale coinvolgere gli abitanti nella risoluzione dei propri problemi. Le iniziative locali, supportate dalle ONG e dallo stato, devono essere incoraggiate a promuovere la pace artigianale e il dialogo della comunità.
#### Conclusione: un invito all’azione
Di fronte alla deplorevole situazione che attualmente regna nel North Kivu, è indispensabile che gli attori locali e internazionali uniscano le loro forze per affrontare le cause sottostanti di questo conflitto. Conciliando i bisogni umanitari immediati con una visione di sviluppo sostenibile, è possibile nutrire la speranza per un futuro pacificato per le popolazioni mortali di Beni, Butembo e Lubero.
Il tempo non è più solo per la reazione, ma l’anticipazione e la sostenibilità. Non si tratta semplicemente di gestire una crisi, ma di costruire un futuro radioso per una regione afflitta da incessanti turbolenze.