Gli stati di Mali, Burkina Faso e Niger stabiliscono l’alleanza degli Stati del Sahel per promuovere la cooperazione economica e considerare la creazione di una valuta comune.

In un contesto contrassegnato dall
** Alleanza degli Stati di Sahel: verso un’integrazione economica accelerata **

Nel settembre 2023, in un contesto di persistente crisi della sicurezza e instabilità regionale, gli stati del Mali, del Burkina Faso e del Niger formalizzarono la formazione dell’alleanza delle stalle del Sahel (AES). Questa iniziativa segna il desiderio per questi paesi di creare un quadro di cooperazione rinforzato, ancorata a interessi strategici condivisi, che si estende gradualmente al campo economico. Questa scelta, motivata da una crescente sensazione di sfiducia nei confronti delle istituzioni regionali tradizionali, tra cui ECOWAS, ha portato a un significativo ritiro delle politiche che ritengono inadatte alle loro realtà.

Il ritiro di Ecowas nel gennaio 2024 fu seguito da iniziative concrete volte a stabilire l’integrazione economica armoniosa. Tra questi, l’abolizione dei costi di roaming mobile tra queste nazioni, lo sviluppo di un passaporto comune, nonché un approccio commerciale unificato con un tasso doganale che riduce le importazioni da paesi non membri. Queste misure riflettono l’ambizione degli Stati del Sahel di costruire una base economica solida e sovrana.

** Un vettore di sovranità economica **

La creazione della Confederal Bank per gli investimenti e lo sviluppo (BCID-AE), con un capitale iniziale di 500 miliardi di franchi CFA, rappresenta una svolta decisiva in questo processo. Questa istituzione mira a finanziare infrastrutture essenziali e incoraggiare l’industrializzazione locale. Secondo l’economista Magaye Gaye, questa iniziativa non rientra semplicemente nella strategia economica, ma fa parte del desiderio politico di riaffermare la loro autonomia: “Questo progetto è una dichiarazione di sovranità”, afferma.

Tuttavia, rimangono una serie di sfide. Affinché gli AE abbiano successo, dovrà garantire il capitale promesso, per attirare partner strategici, come la Cina o i fondi sovrani africani, e stabilire governance riconosciuta. Le competenze strategiche e le partnership saranno le chiavi essenziali, come sottolinea Gaye, che insiste sulla necessità di una chiara visione e politiche economiche orientate a giudizio.

** ridefinire le relazioni con donatori internazionali **

Questo nuovo slancio potrebbe anche influenzare le relazioni con le istituzioni finanziarie internazionali. I paesi AES aspirano a diversificare i loro sostenitori, invece di un semplice ritiro su se stessi. Gaye sottolinea che “questi stati non cercano l’isolamento, ma vogliono rafforzare le loro risorse endogene e diversificare l’aiuto ricevuto”. Ciò mette in discussione l’importanza di adattare le priorità e le condizioni delle istituzioni finanziarie internazionali di fronte a un nuovo panorama economico saheliano.

** Verso una valuta comune? **

Una delle idee che emerge all’interno dell’AES è quella della creazione di una valuta comune. Con il 75 % dell’area dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA) e il 50 % della sua popolazione, gli stati di Sahel hanno una massa critica che potrebbe giustificare un tale progetto. Tuttavia, Gaye avverte che un semplice ritiro del franco CFA non sarà sufficiente per avere successo. È necessaria una profonda riflessione sulle politiche economiche, specialmente in termini di armonizzazione fiscale, bilanci equilibrati e gestione dei deficit commerciali cronici.

** Conclusioni **

L’alleanza degli Stati del Sahel si impegna in un percorso innovativo, non attraverso l’isolamento, ma da un’integrazione economica accelerata e un migliore controllo sulle proprie leve di sviluppo. Il successo di questa strategia potrebbe trasformare il panorama economico regionale, ma dipenderà dalla capacità di tradurre le ambizioni politiche in misure concrete sostenibili.

Le sfide da affrontare sono molteplici, ma sono anche opportunità di ridefinire le relazioni interstatali, rafforzare le capacità locali e promuovere un ambiente favorevole alla crescita. La vigilanza e l’anticipazione degli errori passati saranno essenziali per evitare di rallentare queste ambizioni accolte da parte degli analisti. Il futuro degli eventi avversi rimane da scrivere, oscillando tra la promessa di una maggiore integrazione e la necessità di una solida base economica in un contesto di sviluppo internazionale.

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