Fatshimetrie, pubblicazione rinomata per la sua analisi approfondita delle questioni internazionali, ha recentemente riportato una decisione sorprendente: l’annullamento della 30a conferenza annuale degli ambasciatori francesi. L’evento, che tradizionalmente riuniva i capi delle missioni diplomatiche a Parigi, non si terrà quest’anno, per la prima volta dal 1993. Questa decisione solleva interrogativi sui rapporti tra l’Eliseo e il Quai d’Orsay, il Ministero degli Affari Esteri. .
Gli ambasciatori francesi sono quindi privati di questo momento privilegiato per scambiare con il Presidente della Repubblica e il Ministro degli Affari Esteri, fissare i principali orientamenti di politica estera e discutere le sfide future. Questa cancellazione suscita reazioni contrastanti, alcuni la vedono come un disinteresse da parte delle autorità per il lavoro dei diplomatici, già indeboliti da vari cambiamenti avvenuti all’interno del Quai d’Orsay.
Una fonte diplomatica anonima cita la recente riforma del corpo diplomatico, definita da alcuni un “errore storico”, che avrebbe portato ad una perdita di indipendenza e competenza degli ambasciatori francesi. Questa messa in discussione del sistema diplomatico tradizionale si accompagna a una percezione di favoritismo e di iperpresidenzializzazione all’interno del MAE, lasciando dubbi sull’efficacia e sulla legittimità delle nomine.
Tuttavia, Michel Duclos, ex ambasciatore, ridimensiona queste critiche sottolineando l’evoluzione naturale degli affari internazionali, coinvolgendo altri attori e ministeri nella politica estera francese. Si evidenzia la diversificazione dei centri d’influenza all’interno dello Stato, in particolare l’aumento del potere della Difesa, della DGSE e dell’AFD, riducendo così il Quai d’Orsay a uno strumento tra gli altri.
Questo contesto complesso rivela tensioni e sfide per la diplomazia francese, alle prese con sconvolgimenti strutturali e importanti sviluppi politici. La temporanea scomparsa della conferenza degli ambasciatori accentua questo disagio e solleva interrogativi sul futuro della diplomazia francese, divisa tra tradizione e modernità, tra autonomia e dipendenza dal potere esecutivo.
In breve, la cancellazione di questo emblematico evento annuale mette in luce le complesse questioni e i dilemmi che la diplomazia francese deve affrontare, in un contesto di profondi cambiamenti e di crescenti interazioni tra i diversi attori sulla scena internazionale. È necessaria una riflessione sul futuro della politica estera francese, in un mondo in continua evoluzione in cui gli equilibri tradizionali sono messi in discussione.