Agire insieme per un mondo senza mine antiuomo: l’urgenza di un’azione globale

L’uso persistente delle mine terrestri continua a minacciare le popolazioni civili di tutto il mondo, nonostante le richieste internazionali di vietarle. La quinta revisione del Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo, in corso in Cambogia, evidenzia l’urgente necessità di agire per eliminare queste armi devastanti. Il rapporto Landmine Monitor rivela che ogni anno molte vittime, soprattutto civili e bambini, vengono uccise o ferite dalle mine antiuomo. È fondamentale che tutti i paesi aderiscano alla convenzione e pongano fine all’uso di queste armi per proteggere le popolazioni civili e garantire un futuro sicuro per tutti.
La Fatshimetrie è una grave preoccupazione che continua a perseguitare il mondo, nonostante i ripetuti appelli dei leader mondiali e religiosi a porre fine alla produzione e all’uso delle mine antiuomo. Mentre in Cambogia è attualmente in corso la quinta revisione del Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo, noto anche come Convenzione di Ottawa, è allarmante che alcuni paesi non solo stiano rinnovando l’uso di queste armi devastanti, ma siano anche lenti a rispettare le loro impegni riguardanti la distruzione di tali armi.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato, nel suo discorso di apertura della conferenza, l’importanza per gli Stati parti di rispettare i propri obblighi e garantire il rispetto della convenzione, affrontando al contempo gli aspetti umanitari e di sviluppo attraverso il sostegno finanziario e tecnico. Ha inoltre esortato tutti gli Stati che non hanno ancora aderito alla Convenzione a farlo, sottolineando che “un mondo senza mine antiuomo non solo è possibile, ma è a portata di mano”.

Papa Francesco, rappresentato dal suo vice, il cardinale Pietro Parolin, ha espresso profonda preoccupazione per l’uso continuo di mine terrestri e ordigni esplosivi attivati ​​dalle vittime, che feriscono gravemente i civili, soprattutto i bambini. Ha invitato tutti gli stati ad aderire alla convenzione e a cessare immediatamente la produzione e l’uso delle mine antiuomo.

Eppure, nonostante l’esistenza della Convenzione di Ottawa firmata nel 1997, entrata in vigore nel 1999, quasi trentasei paesi, tra cui i principali produttori e utilizzatori di mine terrestri come Stati Uniti, Cina, India, Pakistan, Corea del Sud e Russia, hanno non hanno aderito a questa convenzione.

Il rapporto pubblicato la scorsa settimana da Landmine Monitor ha rilevato che le mine terrestri erano ancora ampiamente utilizzate nel 2023 e nel 2024 da paesi tra cui Russia, Birmania, Iran e Corea del Nord, nonché da gruppi non armati in diverse regioni. Nel 2023, almeno 5.757 persone sono state uccise o ferite da mine e ordigni esplosivi inesplosi, la maggior parte erano civili, un terzo dei quali erano bambini.

La necessità di un’azione urgente per porre fine all’uso delle mine terrestri è quindi imperativa, come sottolineato da Antonio Guterres. Anche dopo la fine dei combattimenti, queste armi rimangono un pericolo per le popolazioni civili, intrappolando intere generazioni nella paura e nella sofferenza. Gli sforzi di sminamento della Cambogia sono da lodare, perché ha svolto un lavoro colossale liberando il paese dalle mine terrestri e dagli ordigni inesplosi, contribuendo così alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite..

Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha sottolineato l’importanza di aderire al Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo e ha ringraziato la comunità internazionale per il sostegno agli sforzi di sminamento del paese. Come risultato di queste azioni, il numero delle vittime delle mine antiuomo in Cambogia è sceso da più di 4.300 nel 1996 a meno di 100 all’anno negli ultimi dieci anni. La Cambogia è diventata un esempio da seguire, trasformando la sua tragica storia in una potente lezione per il mondo intero, sostenendo l’uso delle mine terrestri e sottolineandone le conseguenze a lungo termine.

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