È notizia recente che nel Nord Kivu infuria il dibattito attorno al decreto che fissa in 130.000 franchi congolesi la quota di partecipazione all’esame di Stato. Questa decisione presa dal governatore della provincia provoca reazioni contrastanti.
Molti attori locali mettono in dubbio questa misura, sostenendo che la popolazione del Nord Kivu, già colpita dalle difficili condizioni derivanti dalla guerra, non dovrebbe sostenere tali costi. Ritengono che il governo centrale dovrebbe coprire i costi degli esami, non solo per i bambini sfollati, ma per tutti i finalisti, dato l’impatto della guerra sull’intera popolazione.
In una recente conferenza stampa tenutasi a Goma, Prisca Luanda, consigliere senior del governatore del Nord Kivu responsabile per l’istruzione, ha sottolineato che si stanno compiendo sforzi per identificare i finalisti sfollati. Sottolinea inoltre il ruolo del governo centrale nelle decisioni relative all’esenzione dalle tasse d’esame.
Prisca Luanda sottolinea che la situazione attuale rende difficile per molti genitori della provincia l’onere finanziario delle tasse d’esame. Invita quindi il governo centrale a prendere in considerazione un’esenzione per tutti i finalisti del Nord Kivu.
È importante notare che le tasse per la partecipazione all’esame di stato sono stabilite da un comitato provinciale, che poi sottopone le sue proposte al governatore provinciale. Questa commissione, composta da rappresentanti dei servizi educativi, dei genitori, degli insegnanti e della società civile, valuta ogni anno i costi associati all’esame.
Insomma, la questione delle quote di partecipazione all’esame di Stato nel Nord Kivu solleva interrogativi legittimi sull’equità e l’accessibilità dell’istruzione in un contesto di crisi. La controversia evidenzia le sfide che devono affrontare studenti, genitori e autorità educative in una regione afflitta dall’instabilità.