L’ispirante ascesa del kung fu in Kenya: quando l’arte marziale diventa un percorso verso la speranza

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Fatshimetrie, uno sguardo all’ascesa del kung fu in Kenya

Nelle vaste pianure semiaride del Kenya orientale, la vita di Evans Munzaa ha preso una svolta inaspettata. Contrariamente al suo progetto iniziale di una carriera nel settore informatico e di una vita familiare appagante, questo padre di 31 anni si ritrova oggi senza un lavoro stabile da quando ha terminato gli studi dieci anni fa e non vive con sua figlia e sua madre. citando “un reddito esiguo che non gli permette di provvedere ai bisogni di una famiglia”.

Da allora il suo interesse si è spostato verso l’arte marziale cinese del kung fu, ora al centro della sua vita quotidiana. Sta anche pensando di diventare un allenatore a tempo pieno, sperando che il governo keniota sostenga finanziariamente questo sport in forte espansione tra i giovani. Questo cambio di direzione simboleggia una tendenza osservata in Kenya, dove sempre più giovani vedono nel kung fu un’opportunità per il futuro sostentamento.

L’allenatore Kennedy Murimi, che forma molti bambini e adolescenti a Nairobi, ha notato un aumento significativo nel numero dei praticanti. Afferma che il numero dei partecipanti alle sue sessioni di formazione è triplicato negli ultimi mesi, raggiungendo circa 60 persone. Questa tendenza, che riflette il crescente desiderio dei giovani keniani di dedicarsi al kung fu, si fa sentire in un contesto di elevata disoccupazione, che è particolarmente preoccupante tra la popolazione giovanile africana.

Ngaruiya Njonge, presidente della Federazione Kenya Kung Fu e Wushu, si è ispirato ai film cinesi sulle arti marziali 30 anni fa. Il suo impegno nella promozione del kung fu nelle scuole primarie pubbliche della contea di Kiambu ha visto circa 4.000 studenti beneficiare di sessioni di formazione gratuite. Secondo lui, il kung fu infonde disciplina, migliora la salute e consente agli individui di difendersi, fisicamente, mentalmente e socialmente.

L’accattivante racconto di Elvis Munyasia, allievo di Njonge, testimonia l’impatto positivo della pratica del kung fu sulla sua vita. Afferma che senza il kung fu sarebbe caduto nell’alcolismo e nel crimine. Per lui l’arte marziale era un vero vettore di trasformazione personale, offrendogli un nuovo orizzonte e una fuga da un destino oscuro.

Aisha Faith, un’altra studentessa, racconta come il kung fu non solo abbia migliorato il suo rendimento scolastico, ma abbia anche rafforzato la sua disciplina e il suo spirito combattivo. Grazie al rigore acquisito durante la sua formazione, è riuscita a superare le sue difficoltà di apprendimento e a concentrarsi pienamente sui suoi obiettivi accademici.

Per Evans Munzaa, il kung fu è diventato un’ancora di salvezza. Mentre lotta con difficoltà finanziarie, la pratica diligente di questa arte marziale gli ha insegnato la perseveranza e gli ha dato un nuovo significato nella sua vita. Ogni allenamento è per lui una lezione di resilienza e un modo per rafforzare la sua determinazione nel superare gli ostacoli.

Attraverso queste storie stimolanti, il kung fu emerge come molto più di una semplice attività fisica. Crescendo in Kenya, offre ai giovani un percorso verso la disciplina, la determinazione e la trasformazione personale. Al di là dei suoi aspetti marziali, il kung fu diventa così simbolo di speranza e rinascita per una generazione in cerca di realizzazione e realizzazione personale.

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