La storia toccante e straziante del villaggio di Ngadi, nella Repubblica Democratica del Congo, continua a tormentare le menti e i cuori, dieci anni dopo i primi massacri che gettarono la comunità nell’orrore più assoluto. Questi tragici eventi hanno lasciato cicatrici profonde e indelebili, tessendo un oscuro velo di paura e lutto sulle vite dei residenti. In questa regione tormentata, persiste il terrore, alimentato dalle azioni del gruppo ribelle delle Forze Democratiche Alleate (ADF), affiliato a un movimento islamico.
I ricordi di quei giorni bui rimangono vividi per i sopravvissuti e i testimoni. Il capo del villaggio, Balulu Musekuse, ricorda con dolore ancora vivo le atrocità commesse: “I massacri iniziarono alla rotonda. Hanno ucciso il comandante Matatdi. Poi, hanno ucciso la moglie di un soldato e i suoi due figli. Sono venuti qui e hanno ucciso mio figlio Gaizo mentre se ne andavano uccisero anche un tenente. Per Musekuse e tanti altri, il trauma è presente come il primo giorno.
I sopravvissuti portano ancora le cicatrici, sia fisiche che emotive, di queste tragedie. Ebike Gérard, sopravvissuto al massacro del 2014, è uno dei pochi sopravvissuti per testimoniare. Le ferite emotive e fisiche che porta testimoniano la brutalità di quella fatidica notte: “Vivevo vicino agli alberi di eucalipto. Ero seduto lì quando sono venuti e mi hanno sparato a una gamba. Sono caduto e mi hanno sparato anche allo stomaco”. Ho pianto, e loro pensavano che fossi morto, mi hanno lasciato e sono andati a casa di un vicino dove hanno sparato ad una coppia sul posto, dice Gérard.
La violenza implacabile ha lasciato i residenti di Ngadi in uno stato di paura perpetua, impedendo loro di riprendersi dai traumi passati.
Un bilancio delle vittime in aumento
Secondo la società civile di Beni, il regno del terrore delle ADF è costato la vita a più di 17.000 persone nella regione. Per onorare la memoria dei defunti è stato eretto un monumento commemorativo. I parenti delle vittime visitano regolarmente il sito, in cerca di conforto e giustizia.
“Che sia fatta giustizia e che i massacri finiscano perché vogliamo vivere in pace. Abbiamo perso molte persone care in questi massacri. Questo è ciò che chiediamo a coloro che ci sostengono”, implora Kambale Fiston, amico intimo di una vittima.
Nonostante le loro suppliche, la violenza continua a imperversare. Recentemente, secondo l’esercito congolese, almeno 10 civili sono stati uccisi in un nuovo attacco.
Una speranza fragile in mezzo agli sforzi militari permanenti
Nella regione sono in corso operazioni militari congiunte tra gli eserciti congolese e ugandese, contro le roccaforti delle ADF. Tuttavia, questi sforzi non hanno ancora portato la pace sperata. Le ADF continuano a diffondere il terrore, lasciando i residenti di Ngadi a chiedersi quando potranno finalmente vivere senza paura.
L’eco di questi terribili eventi continua a risuonare nel villaggio di Ngadi, dove la ricerca di giustizia, pace e riconciliazione resta una lotta quotidiana per tutti coloro che hanno tanto sofferto.