**Fatshimetrie: uno sguardo critico alla presidenza sudafricana del G20**
Quando il Sudafrica ha assunto la presidenza del G20, un vento di cambiamento ha soffiato sulla scena internazionale. Come primo paese africano a guidare questo influente forum, il Sudafrica si trova ad affrontare una responsabilità storica e cruciale: ridefinire le priorità globali per risolvere le ingiustizie storiche e strutturali che continuano a gravare sul continente africano.
È imperativo che l’Africa non riproduca il modello economico estrattivo che ha distrutto i nostri ecosistemi e generato insicurezza alimentare ed energetica, povertà, esclusione socioeconomica, conflitti e distruzione economica ed ecologica. Fin dall’epoca coloniale, le economie africane sono state emarginate in fondo alla catena del valore globale. L’Africa non può più semplicemente fornire materie prime a basso costo per alimentare lo sviluppo industriale di altri paesi mentre combatte un’emergenza climatica.
La presidenza sudafricana del G20 offre un’opportunità unica per ricalibrare le strategie energetiche e di sviluppo dell’Africa alla luce dell’attuale e in corso collasso climatico. La domanda urgente quindi è: a cosa dovrebbe dare priorità il Sudafrica per rimodellare la narrazione energetica globale?
**Colmare il divario globale**
Il cambiamento climatico colpisce in modo sproporzionato le nazioni del Sud del mondo, dove le risorse e le infrastrutture limitate aumentano la vulnerabilità. Il Sudafrica deve cogliere questa opportunità unica per sostenere una finanza climatica più forte, soprattutto perché la finanza climatica non è un atto di beneficenza, ma un obbligo morale, una responsabilità radicata nella storia della responsabilità della crisi che affrontiamo oggi.
Il presidente Cyril Ramaphosa ha parlato del peso del debito del continente in occasione dell’avvio della presidenza del G20. Vale la pena sottolineare che i paesi africani continuano a lottare con cicli infiniti di crisi del debito sovrano che indeboliscono la loro sovranità economica e monetaria e riducono lo spazio politico necessario per affrontare le priorità nazionali come sanità, istruzione, infrastrutture e altri servizi pubblici.
Questo processo costringe inoltre i paesi africani ad accettare condizioni di prestito punitive che indeboliscono lo Stato, danneggiano le persone più vulnerabili e le imprigionano in una crescente dipendenza dai finanziamenti esterni. Il Sudafrica può reindirizzare i propri investimenti per affrontare le carenze sistemiche del continente. Se non colgono questa opportunità, rischiano di diventare complici del ciclo di crescente debito, dipendenza e collasso climatico.
Storicamente i negoziati sul clima somigliano a un incontro di boxe impari, in cui l’Africa entra sul ring, gravata dal peso della crisi climatica, mentre il Nord del mondo, storico peso massimo delle emissioni, si sottrae ai propri obblighi. Nonostante le ripetute promesse di sostegno, i paesi più ricchi stanno lasciando i paesi in via di sviluppo a lottare con poco più che la resilienza come unica protezione.
Il viaggio del Sudafrica verso una transizione energetica equa è un microcosmo delle sfide e delle opportunità più ampie che i paesi in via di sviluppo si trovano ad affrontare. Essendo uno dei maggiori produttori e consumatori di carbone al mondo, il Paese deve garantire la sicurezza energetica e la stabilità economica riducendo al contempo la propria impronta di carbonio.
Il Sudafrica può quindi sostenere la responsabilità e la chiarezza su questi impegni. Inoltre, può sostenere una distribuzione più equa delle risorse per finanziare le transizioni energetiche che non riproducono sistemi di disuguaglianza, aumento del debito e modelli energetici di sfruttamento.
**Riforma finanziaria, trasferimento tecnologico ed equità energetica**
L’attuale architettura della finanza climatica non favorisce le nazioni in via di sviluppo. Prestiti ad alto interesse, pratiche burocratiche e precondizioni spesso scoraggiano i paesi che hanno maggiormente bisogno di sostegno. Inoltre, il Sudafrica può lavorare verso misure di riduzione del debito legate all’azione per il clima, per garantire che le nazioni non siano costrette a scegliere tra ripagare i debiti e investire nello sviluppo sostenibile.
La presidenza del Sud Africa potrebbe quindi dare priorità alla difesa di una riforma dell’architettura finanziaria globale per rendere i finanziamenti più accessibili, convenienti e adatti alle esigenze del Sud del mondo. Proposte come la creazione di un fondo G20 dedicato alla resilienza climatica e ai progetti di energia rinnovabile potrebbero inaugurare una nuova era di leadership climatica proattiva.
L’Africa è ricca di un immenso potenziale di energia rinnovabile, dal sole all’eolico e alle riserve geotermiche, ma rimane una delle regioni meno elettrificate, lasciando milioni di persone senza accesso all’energia moderna. La presidenza sudafricana del G20 rappresenta un’opportunità per promuovere maggiori investimenti nelle energie rinnovabili. Approfittando di questo forum, il Sudafrica può sostenere accordi di trasferimento tecnologico per dare potere alle nazioni africane nella costruzione e nel sostentamento.