L’incontro tripartito tra i presidenti Félix Tshisekedi della Repubblica Democratica del Congo, Paul Kagame del Ruanda e João Lourenço dell’Angola, che si sarebbe tenuto questa domenica a Luanda, è stato oggetto di tutta l’attenzione. Sfortunatamente, questo incontro tanto atteso per risolvere le ostilità nella parte orientale della RDC ha vissuto una svolta inaspettata. Infatti, a causa del rifiuto della delegazione ruandese di partecipare a questo incontro, esso si è trasformato in discussioni bilaterali tra i presidenti congolese e angolano. Questo nuovo episodio mette in luce le profonde differenze che persistono tra Kinshasa e Kigali.
Le tensioni sono emerse durante la riunione ministeriale preparatoria tenutasi a Luanda. Kinshasa ha affermato che il Ruanda ha condizionato la firma di un accordo sullo svolgimento di un dialogo diretto tra Kinshasa e il gruppo ribelle M23, descritto come terrorista dalla RDC. Tale proposta è stata vigorosamente respinta dalla parte congolese, che rifiuta ogni trattativa con un gruppo armato accusato di crimini di guerra e sostenuto da Kigali.
Da parte sua, Kigali mantiene la sua posizione insistendo sulla necessità di risolvere la crisi attraverso il dialogo diretto con i ribelli della comunità tutsi congolese emarginata. Il Ruanda accusa anche la RDC di distogliere l’attenzione dai problemi reali, in particolare dalla presenza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) che Kigali considera una minaccia esistenziale.
La situazione è ulteriormente peggiorata in seguito alle dichiarazioni incendiarie del presidente Félix Tshisekedi riguardo a quello che definisce un “ripopolamento premeditato” dei territori strategici congolesi da parte di popolazioni straniere insediate dal Ruanda. Queste accuse sono state ripetute dal ministro degli Affari esteri della RDC, Thérèse Kayikwamba Wagner, durante una sessione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, esacerbando così la sfiducia tra i due paesi.
In risposta, Kigali ha descritto fermamente queste affermazioni come xenofobe e ha ricordato le teorie del complotto del tipo “grande sostituzione”. Il Ruanda ha anche respinto le accuse di sostenere l’M23, sottolineando che Kinshasa sta usando Kigali come capro espiatorio per mascherare le proprie inadeguatezze.
Questa impasse durante il tripartito riflette le difficoltà incontrate dai processi di Luanda e Nairobi, che avrebbero dovuto collaborare per ripristinare la pace nella parte orientale della RDC. Il facilitatore del processo di Nairobi, il presidente Uhuru Kenyatta, ha recentemente sottolineato che l’M23 ha abbandonato il tavolo dei negoziati a favore della soluzione armata, complicando ulteriormente la situazione.
Mentre João Lourenço si sforza di mantenere un fragile equilibrio tra le due parti, la mancanza di consenso sulle condizioni del dialogo con i gruppi armati e le reciproche accuse di violazione del cessate il fuoco ostacolano qualsiasi progresso significativo..
In questo contesto, la popolazione della parte orientale della RDC è lasciata a se stessa, di fronte a una catastrofe umanitaria senza precedenti. Il maggiore controllo dell’M23 su territori chiave come Masisi, Rutshuru e Lubero, così come i recenti attacchi come il bombardamento di una scuola a Luofu, non fanno altro che peggiorare una situazione già precaria.
La RDC ha invitato la comunità internazionale a esercitare pressioni su Kigali affinché rispetti i suoi impegni. Il Ministro degli Esteri congolese ha esortato il Consiglio di Sicurezza dell’ONU a sostenere con forza il processo di Luanda e a chiedere l’immediato ritiro delle truppe ruandesi dal suolo congolese.
Mentre le posizioni di Kinshasa e Kigali sembrano congelate, il processo di pace resta frammentato e l’est della RDC resta una regione instabile. Spetta ora a João Lourenço e Uhuru Kenyatta, in qualità di facilitatori, raddoppiare gli sforzi per riportare le parti al tavolo dei negoziati ed evitare un’escalation di violenza.
In conclusione, il cammino verso la pace e la stabilità in questa regione già devastata è irto di insidie e le prospettive di risoluzione dei conflitti appaiono sempre più lontane. Finché persisteranno i dissensi tra gli attori coinvolti, la popolazione della parte orientale della RDC continuerà a pagare il prezzo elevato di questo devastante conflitto.