Il Ruanda ha commemorato il triste trentesimo anniversario del genocidio contro i tutsi in una toccante cerimonia alla BK Arena. Il presidente Paul Kagame ha preso la parola per ricordarci solennemente che il suo Paese non rivivrà mai gli orrori del 1994. Con forza e convinzione, Kagame ha dichiarato: “Mai più il nostro popolo sarà abbandonato al suo triste destino”.
In un discorso segnato dall’emozione e dalla verità storica, il presidente Kagame ha sottolineato l’inazione dei paesi occidentali di fronte al genocidio, accogliendo con favore il sostegno dei paesi africani che si sono mobilitati per aiutare il Ruanda in questi tempi bui. Ha sottolineato il coraggio e l’impegno dei soldati africani accorsi in aiuto del suo Paese, deplorando il disconoscimento della comunità internazionale.
La presenza di dignitari stranieri, come i leader del Sud Africa, del Congo, dell’Etiopia, della Repubblica Centrafricana e della Tanzania, nonché del presidente israeliano Isaac Herzog, ha sottolineato l’importanza di questo dovere di memoria universale. Erano presenti anche gli ex presidenti americano e francese, Bill Clinton e Nicolas Sarkozy, per rendere omaggio alle vittime del genocidio.
I tragici eventi del 1994, innescati dall’attacco all’aereo con a bordo il presidente Juvénal Habyarimana, hanno gettato il Ruanda nell’orrore. I tutsi, ingiustamente accusati di aver abbattuto l’aereo presidenziale, furono bersaglio di atroci massacri perpetrati dagli estremisti hutu, mietendo oltre 800.000 vittime in poco più di 100 giorni. Anche gli Hutu moderati, che cercarono di proteggere i membri della minoranza tutsi, pagarono con la vita il loro coraggio.
Questa commemorazione è una pietra miliare nella memoria collettiva del Ruanda, ricordando alle generazioni future le tragiche conseguenze dell’odio e della divisione. Il dovere della memoria, della giustizia e della riconciliazione sono tutti pilastri su cui il Ruanda continua a ricostruire, nel rispetto delle vittime e del loro patrimonio. Possa questa commemorazione essere un toccante promemoria della nostra responsabilità collettiva nel prevenire tali atrocità in futuro e nel lavorare per un mondo più giusto e umano per tutti.