**Fatshimetria**
Nel mondo dell’arte contemporanea è raro vedere artisti affrontare un tema così oscuro e complesso come quello minerario. Ma è proprio quello che Catheris Mondombo, Idris Kitota e Gloire Isuba stanno facendo con la loro mostra dal titolo “Kolwezi, un jour, un rêve” presso l’Accademia di Belle Arti di Kinshasa.
Quando si entra nella terza sala espositiva, già denominata Museo dell’Accademia, si rimane subito colpiti dalla potenza delle opere esposte. I dipinti di questi tre artisti visivi sono grida silenziose, testimonianze toccanti delle devastazioni minerarie nella Repubblica Democratica del Congo.
Catheris Mondombo, nata a Kinshasa nel 1992, utilizza teloni recuperati come supporto per i suoi dipinti. Queste tele stropicciate, segnate dall’usura del tempo, sembrano portare dentro di sé l’intera tormentata storia del Paese. La sua arte, sebbene non narrativa, affronta i temi della colonizzazione, della restituzione degli oggetti rubati e dello sfruttamento delle risorse naturali.
Idris Kitota è un giovane artista promettente che ha iniziato i suoi studi presso l’Istituto di Belle Arti di Lubumbashi prima di trasferirsi a Kinshasa. Ispirandosi ai grandi maestri della scuola artistica congolese, perpetua una tradizione radicata nella storia dell’arte della RDC. I suoi dipinti riflettono una profonda riflessione sull’impatto dell’attività mineraria sulle comunità locali.
Quanto a Gloire Isuba, nato nel 1993 a Kinshasa, propone opere potenti con personaggi che evolvono in un ambiente desolato. I bambini che indossano stivali giganteschi evocano il tragico destino dei minatori sfruttati, ma anche la resilienza e la dignità delle vittime di questa industria senza scrupoli.
Attraverso i loro dipinti, questi tre artisti ci invitano a riflettere sulle questioni cruciali legate allo sfruttamento delle risorse naturali nella RDC. Pongono domande essenziali sulla necessaria riforma del settore minerario, sulla protezione dei lavoratori e sull’equa ridistribuzione della ricchezza. La loro mostra, gratuita e aperta dal lunedì al sabato all’Accademia di Belle Arti, è un invito all’azione, un grido d’allarme di fronte agli eccessi di un sistema economico in fallimento.
In sintesi, “Kolwezi, one day, a dream” è molto più di una semplice mostra artistica: è un atto di impegno, una presa di posizione coraggiosa di fronte all’ingiustizia e allo sfruttamento. Questi artisti ci ricordano che l’arte può essere un vettore di cambiamento, una forza di trasformazione sociale. Il loro lavoro ci invita a guardare oltre le apparenze, ad ascoltare le voci silenziose delle vittime dell’attività mineraria, ad agire per un mondo più giusto ed equo.