Il presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi ha prestato giuramento per il terzo mandato, sottolineando il suo potere ininterrotto. Durante questa cerimonia, svoltasi davanti al Parlamento, ha formalizzato la sua elezione lo scorso dicembre, un’elezione segnata dall’assenza di veri concorrenti.
El-Sissi ha ottenuto lo schiacciante 89,6% dei voti nel sondaggio di dicembre, con un’affluenza alle urne del 66,8%, ovvero più di 67 milioni di elettori registrati. I suoi avversari erano poco conosciuti sulla scena politica nazionale, il che pesò molto sulla prevedibilità e inevitabilità della sua vittoria.
Dalla sua ascesa alla presidenza nel 2014, rieletto nel 2018, il suo potere è stato rafforzato con modifiche costituzionali che gli hanno permesso di prolungare il suo mandato di due anni, nonché di candidarsi per un terzo mandato di sei anni. Questo sviluppo ha suscitato critiche per l’eccessiva concentrazione del potere nelle sue mani.
Va notato che la rielezione senza una reale concorrenza di Abdel-Fattah el-Sissi avviene in un contesto regionale teso, in particolare con il conflitto Israele-Hamas al confine orientale dell’Egitto. Le questioni di sicurezza e geopolitiche nella regione svolgono un ruolo preponderante in queste elezioni che rafforzano la posizione del presidente egiziano.
Nel panorama politico egiziano, segnato da crescenti restrizioni alla libertà di espressione e di opposizione, l’elezione di El-Sissi per un terzo mandato solleva interrogativi sulla natura democratica del sistema politico in vigore. Le sfide che l’Egitto dovrà affrontare negli anni a venire richiederanno una governance forte e inclusiva per soddisfare le aspirazioni di una popolazione diversificata e in evoluzione.
Pertanto, il giuramento del presidente Abdel-Fattah el-Sissi per un terzo mandato segna un punto di svolta nella storia recente dell’Egitto, evidenziando sia il suo dominio politico che le sfide che il paese deve affrontare in un contesto regionale complesso e instabile.