Il recente accordo raggiunto all’interno del regime militare del Burkina Faso, che estende il governo dell’esercito per cinque anni, solleva importanti questioni sulla direzione politica del paese. Durante le consultazioni nazionali tenutesi sabato scorso, il colonnello Moussa Diallo, presidente dei colloqui, ha annunciato la proroga della durata del governo militare dal 2 luglio, per un periodo di cinque anni. Questa proroga consentirà al leader del colpo di stato e presidente ad interim, il capitano Ibrahim Traoré, di candidarsi alla carica allo scadere di questa scadenza.
La firma di questo accordo rivisto da parte dello stesso Traoré, davanti a una folla entusiasta, è stata trasmessa dalla televisione di stato burkinabe, segnando un punto di svolta nella governance politica del Paese. Tuttavia, secondo l’Agenzia d’informazione Burkina (AIB), la precedente maggioranza di governo non ha partecipato ai colloqui. Inoltre, la maggior parte delle attività dei partiti politici sono state sospese sotto l’attuale regime militare.
Il Burkina Faso, tormentato dalla ricorrente violenza jihadista che ha causato la morte di migliaia di persone per quasi un decennio, ha vissuto due colpi di stato nel 2022. Il primo a gennaio ha portato al potere il tenente colonnello Paul Henri Sandaogo Damiba, prima di essere rovesciato a settembre dello stesso anno dal Capitano Traoré.
Questa serie di eventi politici tumultuosi rivela l’instabilità politica e di sicurezza nel paese, evidenziando la necessità di una transizione pacifica e democratica. L’estensione del governo militare solleva preoccupazioni circa il consolidamento del potere a scapito della creazione di istituzioni democratiche.
È fondamentale che il Burkina Faso si impegni in un processo inclusivo e trasparente per consentire una transizione politica che rispetti i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto. Solo un reale desiderio di dialogo e di compromesso tra le diverse forze politiche può garantire la stabilità e la prosperità del Paese, rispondendo al tempo stesso alle legittime aspirazioni della popolazione ad una governance democratica e partecipativa.