La persistente situazione critica nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri nella Repubblica Democratica del Congo continua a suscitare dibattiti e preoccupazioni sull’efficacia delle misure adottate per contrastare le violenze e le uccisioni che affliggono queste regioni. La coalizione Lamuka ha recentemente espresso la sua esasperazione per l’allarmante aumento di atti violenti perpetrati da gruppi armati in queste aree, chiedendo l’immediata revoca dello stato d’assedio istituito nel maggio 2021.
Le cifre fornite da Lamuka sono agghiaccianti: 23 congolesi massacrati dal CODECO nel territorio di Djugu nell’Ituri, 14 persone decapitate dalle ADF a Lubero e altre 42 giustiziate all’inizio di giugno nella stessa regione. Queste atrocità evidenziano l’urgenza di un’azione più efficace per proteggere le popolazioni locali e ripristinare la pace in queste aree problematiche.
Lamuka interroga apertamente il presidente Félix Tshisekedi sull’efficacia delle misure di sicurezza messe in atto, sottolineando che nonostante lo stato d’assedio e le promesse fatte ai gruppi armati, la situazione della sicurezza continua a peggiorare. L’organizzazione si chiede perché si dia priorità alla stabilità economica e democratica a scapito della sicurezza degli abitanti della parte orientale della RDC e dell’integrità nazionale.
La coalizione Lamuka suggerisce un approccio più partecipativo ai giovani locali nel mantenimento della sicurezza, sostenendo l’eliminazione delle restrizioni alla libertà per consentire ai giovani di organizzare proteste pacifiche per esprimere il loro desiderio di pace e sicurezza. Questa richiesta si riferisce ad un bisogno fondamentale della popolazione: vivere in piena pace e sicurezza nelle proprie comunità.
La storia recente dimostra che lo stato d’assedio non ha portato i risultati attesi in termini di sicurezza e di tutela dei diritti umani. Si moltiplicano le critiche che mettono in luce gli effetti perversi di questa misura sulle libertà individuali e sulla situazione generale dei diritti umani nella regione.
La risposta presidenziale, consistente in un graduale allentamento dello stato d’assedio, non è bastata a calmare preoccupazioni e proteste. È necessario ripensare le strategie messe in atto e ascoltare gli appelli dei diversi soggetti interessati per trovare soluzioni durature a questa crisi di sicurezza.
L’instabilità e la violenza che affliggono le province del Nord Kivu e dell’Ituri richiedono un’azione collettiva e concertata, che trascenda le divisioni politiche per garantire la sicurezza e la dignità di tutti i cittadini congolesi. È tempo di prendere in considerazione nuovi approcci e raddoppiare i nostri sforzi per porre fine a questa spirale di violenza e sofferenza che dura da troppo tempo.