“La storia della Bielorussia sotto il governo di Alexander Lukashenko è segnata da tre decenni di dominio assoluto, che fanno di lui uno dei capi di stato più longevi al mondo. Da quando ha assunto la carica di presidente il 20 luglio 1994, in seguito alle prime elezioni del paese come stato indipendente nell’era post-sovietica, mantenne il controllo assoluto sul paese.
Sotto la sua guida, la Bielorussia ha stretto legami con la Russia di Vladimir Putin, adottando politiche economiche e metodi di controllo degni dell’era sovietica. La brutale repressione di ogni dissenso e opposizione politica fu una costante del suo regno. Nel 2020, Lukashenko è stato rieletto per un sesto mandato con un voto ampiamente contestato, seguito da mesi di proteste di massa violentemente represse, che hanno portato all’arresto di migliaia di persone e ad accuse di maltrattamenti e torture.
Nonostante le successive sanzioni occidentali, Lukashenko è sopravvissuto all’isolamento internazionale e afferma che l’anno prossimo si candiderà per un settimo mandato quinquennale. La sua longevità politica è il risultato di una combinazione di astuzia, brutalità e sostegno politico ed economico da parte della Russia.
La Bielorussia, una nazione di 9,5 milioni di abitanti, fa affidamento principalmente sulle risorse della Russia per la sua stabilità economica. Questo è il fattore chiave per mantenere il potere per Lukashenko, che deve gestire con attenzione questo prezioso “oro nero” per rimanere al suo posto. Di conseguenza, la sua politica estera è cruciale per la sua sopravvivenza politica.
Nel 2022, Lukashenko ha permesso alla Russia di utilizzare il territorio bielorusso per lanciare l’invasione dell’Ucraina, confermando la sua reputazione di “ultimo dittatore d’Europa”. Il suo regime mantiene pratiche risalenti all’era sovietica, mantenendo un sistema repressivo chiamato KGB ed essendo l’unico paese in Europa a mantenere la pena di morte.
Negli ultimi anni sono circolate voci sul peggioramento della salute di Lukashenko, anche se lui le ha smentite con la consueta disinvoltura. Sembra che il figlio minore sia stato scelto come potenziale successore, alimentando le speculazioni sul futuro politico della Bielorussia.
Quindi, mentre il regno di Lukashenko raggiunge la soglia dei 30 anni, la sua eredità rimane segnata dalla repressione, dall’autoritarismo e dalla permanenza al potere a tutti i costi. Il futuro politico della Bielorussia rimane incerto, poiché il popolo continua a lottare per la democrazia e i diritti fondamentali.”