I combattenti dell’M23 segnalati a Mweso, territorio di Masisi, Nord Kivu, hanno seminato il panico tra la popolazione locale. Sono stati segnalati persistenti scontri a fuoco, che hanno spinto centinaia di residenti a fuggire nelle vicine città di Kalembe o Pinga. Tuttavia, alcuni sono rimasti intrappolati a Mweso, cercando rifugio presso l’ospedale generale di Mweso e la base di Medici Senza Frontiere (MSF).
La città di Mweso è diventata teatro di scontri tra i combattenti dell’M23 e i Wazalendo, che si contendono il controllo della regione. Questi scontri si aggiungono agli sfollamenti massicci che si verificano da sei settimane nel territorio di Masisi.
Le Nazioni Unite e i partner umanitari segnalano un continuo aumento del numero di sfollati a Sake, che ha già ospitato più di 26.000 persone dall’inizio di novembre. Questi spostamenti hanno portato alla saturazione dei luoghi di sfollamento, delle scuole e delle chiese, con oltre il 90% degli sfollati che vivono in condizioni precarie.
Di fronte a questa situazione preoccupante, i bisogni umanitari sono sempre più importanti. Le popolazioni sfollate hanno urgente bisogno di cibo, beni di prima necessità, alloggi, acqua, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria. Gli attori umanitari sono mobilitati per fornire assistenza medica e nutrizionale in alcuni siti, ma resta ancora molto da fare per soddisfare le crescenti esigenze sul campo.
Quest’ultimo scontro a Mweso evidenzia la fragilità della situazione della sicurezza nella regione del Nord Kivu. È essenziale che vengano adottate misure per garantire la protezione delle popolazioni civili e facilitare l’accesso umanitario alle aree colpite dai combattimenti. La comunità internazionale deve inoltre sostenere gli sforzi volti a risolvere le cause profonde del conflitto e promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile nella regione.