Ci sono argomenti di attualità che suscitano forti reazioni e dibattiti sui social network. È quanto accaduto di recente in Marocco, dove un internauta è stato condannato in appello a tre anni di carcere per aver insultato il re in pubblicazioni che criticavano la normalizzazione delle relazioni tra Marocco e Israele.
Saïd Boukioud, classe 1975, era stato inizialmente condannato a cinque anni di carcere lo scorso agosto per aver insultato la monarchia in post su Facebook, poi cancellati dalla piattaforma. Lunedì la Corte d’appello di Casablanca ha riclassificato i fatti come reato contro la persona del re e ha ridotto la pena a tre anni di carcere, secondo il suo avvocato, Me El Hassan Essouni.
Secondo la Costituzione, la politica estera del Marocco è prerogativa del monarca, in questo caso Mohammed VI. Tuttavia, l’avvocato del signor Boukioud ha sottolineato che il suo cliente non ha mai avuto intenzione di offendere il re, ma ha voluto attirare l’attenzione sul fatto che la normalizzazione delle relazioni con Israele non ha portato benefici ai marocchini, né alla causa palestinese, né a nessun altro.
Questa decisione legale avviene in un contesto di guerra nella Striscia di Gaza tra Hamas palestinese e Israele, che ha dato nuovo slancio alla mobilitazione filo-palestinese in Marocco nelle ultime settimane. Domenica, decine di migliaia di persone hanno marciato per le strade di Casablanca per chiedere la sospensione delle relazioni bilaterali e un cessate il fuoco permanente a Gaza, dopo che venerdì è entrata in vigore la tregua.
Questo caso evidenzia il dibattito sulla libertà di espressione sui social media e l’equilibrio tra la critica legittima e i limiti imposti dalla legge. In Marocco, diverse associazioni per i diritti umani hanno denunciato negli ultimi anni numerosi procedimenti legali legati a pubblicazioni di critica alle autorità sui social network.
È importante sottolineare che la libertà di espressione è un diritto fondamentale, ma comporta anche delle responsabilità. Criticare le decisioni politiche ed esprimere le proprie opinioni è legittimo, ma ciò deve avvenire nel rispetto delle leggi vigenti e senza diffamazione. I social network sono potenti strumenti di comunicazione, ma anche di diffusione dell’incitamento all’odio e della disinformazione. Spetta a tutti utilizzare queste piattaforme in modo responsabile per favorire un dialogo autentico e la comprensione reciproca.
In conclusione, questa vicenda in Marocco evidenzia le sfide affrontate dalle società contemporanee in termini di libertà di espressione e dibattito delle idee. È importante trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti fondamentali e il mantenimento della stabilità sociale e politica. Auspicando che si possano trovare soluzioni per promuovere un clima di rispetto, dialogo e tolleranza su Internet.