Le elezioni presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) hanno suscitato forti reazioni tra i candidati dell’opposizione. Ancor prima che i risultati fossero ufficializzati, nove candidati, tra cui gli avversari Moïse Katumbi e Martin Fayulu, avevano annunciato che non li avrebbero riconosciuti.
In una dichiarazione congiunta, questi candidati hanno denunciato le numerose irregolarità che affermano di aver osservato durante il processo elettorale. Hanno evidenziato violazioni della legge elettorale, come il voto continuato per sei giorni, l’esistenza di seggi elettorali paralleli e il controllo delle macchine per il voto da parte di candidati legati al regime al potere.
Queste irregolarità hanno portato i candidati a descrivere le quadruple elezioni del 20 dicembre come una “farsa” e una “mascherata”. Respingono quindi i risultati ancor prima del loro annuncio ufficiale e chiedono nuove elezioni con una commissione elettorale indipendente. Esortano inoltre il popolo congolese a contestare i risultati dopo la loro proclamazione.
I candidati hanno insistito sull’importanza di trovare una soluzione pacifica alle tensioni attuali e di aprire la porta al dibattito. Secondo loro è essenziale non passare cinque anni a discutere sulla legittimità del potere, ma piuttosto concentrarsi su elezioni libere e trasparenti.
Questa dichiarazione arriva poche ore prima dell’annuncio ufficiale dei risultati previsti a Kinshasa. Anche se il nome del prossimo presidente verrà così rivelato, non ci sarà alcuna sorpresa dato che la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) pubblica già da una settimana l’andamento elettorale per collegi elettorali.
È chiaro che queste elezioni presidenziali nella RDC hanno suscitato polemiche e dispute tra i candidati dell’opposizione. La stabilità politica del Paese è messa alla prova e trovare un terreno comune è fondamentale per garantire elezioni giuste e trasparenti. La situazione resta tesa e gli sviluppi futuri nella RDC dovranno essere attentamente monitorati.