L’ex ministro degli Interni del Gambia, Ousman Sonko, si trova attualmente sul banco degli imputati in Svizzera, processato per crimini contro l’umanità, tortura, rapimento ed esecuzioni extragiudiziali. Questo processo storico mette in luce le atrocità commesse durante il regime di Yahya Jammeh e consente alle vittime di testimoniare la loro sofferenza.
Il gruppo di investigatori istituito per indagare sulla repressione di un tentativo di colpo di stato nel 2006 è stato teatro di numerosi abusi e violazioni dei diritti umani. Le vittime hanno testimoniato degli abusi subiti, percosse, torture e stupri, con l’obiettivo di ottenere confessioni forzate.
Il ruolo di Ousman Sonko, all’epoca capo della polizia, è al centro di questo processo. Pur non avendo partecipato direttamente agli interrogatori, è accusato di aver fatto parte del collegio inquirente incaricato di supervisionare le operazioni e di non aver denunciato gli abusi. Il suo avvocato, Me Philippe Currat, nega ogni responsabilità da parte del suo cliente, affermando che non era membro della commissione e che non aveva alcun controllo sui torturatori.
Coinvolti anche i testimoni, accusati di aver modificato la loro versione dei fatti in modo coordinato per ottenere una condanna. L’avvocato di Sonko spera che i giudici non si lascino ingannare da questa testimonianza.
La ONG Trial International, che ha avviato il processo, ritiene che Sonko avesse una responsabilità a causa delle sue alte funzioni. Per le vittime, questo processo rappresenta finalmente la possibilità di esprimersi davanti a un tribunale piuttosto che a un semplice pubblico ministero, il che fa la differenza.
Questo processo segna un passo importante nella lotta contro l’impunità e nella ricerca di giustizia per le vittime degli abusi commessi sotto il regime di Jammeh. Sottolinea inoltre l’importanza di ritenere coloro che sono responsabili delle proprie azioni, indipendentemente dalla loro posizione nel governo.
In conclusione, il processo Ousman Sonko in Svizzera mette in luce i crimini commessi durante il regime di Yahya Jammeh e offre alle vittime l’opportunità di testimoniare le proprie sofferenze. Sottolinea l’importanza di perseguire i responsabili di tali atti e di lottare contro l’impunità.