“Il punto cieco: liberati dalle catene invisibili per una versione migliore di te stesso”

In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da informazioni, è facile trascurare parti di noi stessi. Tutti noi abbiamo i nostri “punti ciechi”, quegli aspetti della nostra personalità che non conosciamo o di cui non siamo consapevoli. Questi punti ciechi possono avere un impatto sulle nostre prestazioni, sul nostro successo e sulle nostre relazioni. Ecco perché è importante individuarli e prenderne consapevolezza per poterli superare.

Recentemente ho avuto l’opportunità di assistere ad uno spettacolo intitolato “The Blind Spot”. Adattato dal romanzo “Le vacanze” di Friedrich Durrenmatt e diretto da Ahmad Fuad, lo spettacolo esplora la scoperta di sé in modo creativo e teatrale. Non situando la storia in un tempo o in un luogo specifico, il regista riflette così il fatto che tutti gli esseri umani hanno un punto cieco.

Ma come possiamo liberarci dalle catene del nostro punto cieco e sviluppare una visione chiara del nostro essere interiore? La chiave sta nell’autoanalisi e nel riconoscere i nostri errori. È difficile affrontarlo, ma è attraverso questo processo che possiamo liberarci dal nostro punto cieco e progredire verso una versione migliore di noi stessi.

Lo spettacolo riesce brillantemente a portare il pubblico all’introspezione e a renderlo più consapevole dei propri tratti caratteriali negativi. Immergendosi negli eventi e nei personaggi dell’opera, creiamo gradualmente una connessione tangibile attraverso una “convivenza teatrale”. Diventiamo una delle persone giudicate durante il processo, giocando al gioco del giudizio! Anche se vorremmo essere persone libere da questo gioco, giudicate per i nostri peccati e liberate dal nostro “punto cieco”.

Il complesso approccio psicologico dello spettacolo merita tutto il successo che ha ricevuto dalla sua prima al Ghad Theatre. Salutato come “eccezionale” e “creativo”, integra notevolmente tutti gli elementi teatrali.

Esaminando ogni personaggio individualmente, vediamo ogni attore dare vita al proprio ruolo con talento e finezza. La loro profonda connessione con i loro personaggi permette al pubblico di percepire intimamente la loro umanità.

Il gioco di luci, musica e ambientazione dello spettacolo è abilmente intrecciato, utilizzato in modo creativo e teatrale per creare un triangolo a tre lati per il successo dello spettacolo.

Questa è la prima volta che vivo un’esperienza teatrale in cui due elementi si uniscono per diventare un faro estetico.

L’ambientazione è ricca di significati psicologici, mentre la musica e l’illuminazione in molte scene provocano spunti mentali e simbolici per il pubblico.

Dal mio punto di vista, questa è un’esperienza teatrale senza precedenti. Lo spettacolo va davvero oltre la creatività estetica, sensoriale, intellettuale e teatrale.

In conclusione desidero ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa eccezionale opera teatrale. I miei ringraziamenti vanno anche a tutti i funzionari del Ministero della Cultura in Egitto per il loro sostegno al movimento teatrale, dimostrando così che l’Egitto è un faro di cultura e creatività teatrale per il mondo arabo.

Biografia degli autori

Nermine al-Houti è professore associato presso il dipartimento di critica dell’Istituto superiore di arte drammatica del Kuwait.

Ha conseguito il dottorato in filosofia della critica letteraria ed è diplomata all’Istituto Superiore d’Arte Drammatica.

Al-Houti è membro dell’Associazione degli scrittori e dell’Associazione dei giornalisti e partecipa anche a comitati arbitrali letterari sul teatro o sulla poesia in Kuwait e in altri paesi arabi. Ha scritto numerosi articoli per giornali e riviste, oltre a diversi libri su importanti opere teatrali che affrontano le questioni femminili, l’ultimo dei quali è “Le donne nel teatro di Ismail Abdullah”.

È stata scelta come relatrice in diversi importanti eventi culturali e ha partecipato a numerosi seminari nella regione araba.

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