Crisi politica in Senegal: elezioni rinviate e democrazia a rischio

Il Senegal si trova attualmente a un bivio, a fronte di crescenti tensioni a seguito del rinvio delle elezioni generali previste per sole tre settimane. Questo paese dell’Africa occidentale, un tempo elogiato per la sua stabilità politica, è ora precipitato in una situazione preoccupante. L’annuncio del rinvio del voto ha scatenato una vera e propria rabbia nel Paese, con giovani infuriati che hanno bruciato pneumatici nelle strade per protestare.

Il presidente uscente Macky Sall, il cui secondo mandato scade ad aprile, ha annunciato sabato che le elezioni non si terranno come previsto, citando controversie sulla lista finale dei candidati presidenziali che hanno escluso decine di aspiranti dall’opposizione. La mossa ha fatto arrabbiare gli oppositori, che la vedono come un tentativo di Sall di estendere il suo mandato, e ha riacceso i timori di proteste violente come quelle dell’anno scorso, scatenate dalle voci secondo cui aveva intenzione di dimettersi di nuovo.

Secondo gli esperti, questi eventi inaspettati non solo mettono in discussione il ruolo del Senegal come ancoraggio regionale, ma sollevano anche preoccupazioni sulle potenziali ripercussioni in altre regioni dell’Africa occidentale, che hanno visto molti colpi di stato militari negli ultimi anni.

Il Senegal rimane un caso speciale poiché è l’unico paese dell’Africa occidentale continentale a non aver mai subito un colpo di stato militare. Gli analisti di Dakar affermano che, sebbene un rovesciamento militare sia altamente improbabile in Senegal, gli eventi recenti equivalgono a una presa di potere illegale. Cambiare la legge alla vigilia delle elezioni e consentire a un presidente in carica di rimanere al potere oltre la fine del suo mandato equivale a un colpo di stato costituzionale.

La situazione in Senegal è monitorata da vicino dalla Francia, ex colonizzatore del paese, con la quale mantiene legami molto stretti. La Francia non vuole che la democrazia in Senegal si deteriori, perché il Paese è un modello di stabilità nell’Africa occidentale e un partner importante per la Francia.

Le crescenti tensioni dopo l’annuncio del rinvio hanno messo in allerta la capitale Dakar, con proteste scoppiate domenica e lunedì. Il governo ha interrotto i servizi internet mobili, citando la necessità di fermare la diffusione di messaggi odiosi e sovversivi sui social media in mezzo alle minacce di disturbi dell’ordine pubblico. Gli scontri tra polizia e manifestanti hanno portato all’uso di gas lacrimogeni per disperdere la folla e scuole e attività commerciali sono state chiuse in alcune parti del paese.

L’ONG Amnesty International ha denunciato le restrizioni all’accesso a Internet e la sospensione delle trasmissioni da parte del canale televisivo privato Walf TV come un “palese attacco al diritto alla libertà di espressione e alla libertà di stampa”, invitando le autorità senegalesi a rispettare e proteggere il diritto alla libertà di riunione pacifica e ad evitare l’uso eccessivo della forza durante le manifestazioni.

La decisione del presidente Sall di rinviare le elezioni è stata dovuta alle controversie sulla lista finale dei candidati, che escludevano in particolare diversi oppositori popolari e di spicco. Questa esclusione ha suscitato accuse di ingiustizia. Il presidente Sall, che ha già smentito le voci secondo cui avrebbe preso in considerazione l’idea di ricandidarsi, ha detto di voler organizzare un dibattito nazionale per stabilire regole chiare ed eque per le prossime elezioni. Ha espresso preoccupazione per il modo in cui è stata compilata la lista dei candidati e ha affermato di aver rinviato il voto per consentire un’indagine sull’approvazione dei candidati.

È chiaro che attualmente in Senegal è in gioco la democrazia e che i prossimi giorni saranno decisivi per determinare il futuro politico del Paese. La stabilità e la pace in questa regione dell’Africa occidentale dipendono dall’esito di questa crisi.

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