“Elezioni generali pakistane: polemiche, brogli e interferenze politiche evidenziano la persistente influenza dei militari”

Le elezioni generali dell’8 febbraio in Pakistan sono state caratterizzate da scene di brogli e interferenze politiche, che hanno causato grandi polemiche nel paese. Con l’esclusione dell’ex primo ministro Imran Khan dalla candidatura e l’apparente sostegno dell’esercito al candidato Nawaz Sharif, i risultati alla fine hanno dato un vantaggio inaspettato a candidati indipendenti sostenuti dal partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI). Questa sorprendente vittoria dimostra la volontà degli elettori di mobilitarsi contro l’ingerenza militare nel processo politico, sebbene l’esercito resti determinato a mantenere la propria influenza.

Al momento del voto, gli elettori hanno dovuto orientarsi tra una moltitudine di simboli esposti sulle schede elettorali. In un Paese con un alto tasso di analfabetismo, questi simboli sono di fondamentale importanza per aiutare gli elettori a identificare i partiti o i candidati che desiderano sostenere. Tuttavia, a differenza delle elezioni del 2018, in cui sulle schede elettorali era presente una mazza da cricket in riferimento a Imran Khan, questa volta non è apparso alcun simbolo specifico del PTI, indicando l’assenza di Khan a causa della sua incarcerazione.

Ma dietro questi simboli elettorali si nasconde la vera forza dominante in Pakistan: l’esercito. Elettori e osservatori internazionali hanno rapidamente descritto le elezioni del 2024 come “truccate”. In effetti, il potere dell’esercito nel paese è innegabile, il che ha portato anche a una situazione in cui il Pakistan è considerato un regime ibrido. Sebbene il paese abbia un sistema elettorale democratico, il controllo militare è pervasivo. I generali sono responsabili della difesa e delle relazioni estere, lasciando le questioni interne ai politici. Tuttavia, negli ultimi anni, questo modello ibrido ha iniziato a deteriorarsi e il Pakistan si sta gradualmente spostando verso un regime antidemocratico e autoritario.

Il candidato sostenuto dai militari era Nawaz Sharif, ex primo ministro e membro della Lega musulmana pakistana (PML-N). Tutti gli elementi sembravano a suo favore per vincere le elezioni, soprattutto perché Imran Khan e il suo partito erano stati esclusi dalla corsa a causa di disaccordi con l’esercito durante il suo precedente mandato (2018-2022). Tuttavia, i primi risultati hanno rivelato una sorpresa: i candidati indipendenti sostenuti dal PTI hanno preso il comando a livello nazionale, sfidando la presunta posizione vincente di Nawaz Sharif. Di fronte a questa situazione, Sharif ha dichiarato che formerà un governo di coalizione, non avendo una maggioranza sufficiente per governare da solo.

Questa situazione politica incerta suggerisce un futuro poco chiaro per il Pakistan. Gli indipendenti sostenuti da Imran Khan potrebbero mantenere la loro posizione dominante nell’Assemblea nazionale, creando un “parlamento indisciplinato” instabile per diversi anni a venire. Allo stesso tempo, lo stesso Imran Khan rimane dietro le sbarre e deve affrontare numerosi casi giudiziari, che potrebbero prolungare il suo periodo di assenza dalla politica.

In conclusione, le elezioni generali del Pakistan del 2024 sono state segnate da controversie e irregolarità, evidenziando la persistente influenza dei militari nel paese. Gli elettori hanno espresso la loro insoddisfazione per questa interferenza militare sostenendo a stragrande maggioranza i candidati indipendenti pro-Imran Khan. Tuttavia, il Pakistan sembra allontanarsi sempre più dalla democrazia e dirigersi verso un regime autoritario ibrido. Il futuro politico del paese rimane incerto, con grandi sfide da affrontare per ripristinare la fiducia dei cittadini nel processo democratico.

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