Articolo: Le manifestazioni a Kinshasa denunciano l’inerzia dell’Occidente di fronte all’aggressione da parte dell’M23 sostenuto dal Ruanda
In un contesto di crisi politica e di sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), sabato a Kinshasa sono scoppiate manifestazioni per denunciare l’inazione dell’Occidente e delle Nazioni Unite di fronte all’aggressione del gruppo ribelle M23, sostenuto da Ruanda. Diverse cancellerie occidentali sono state prese di mira dai manifestanti, che chiedono azioni più forti e concrete per porre fine alle violenze nella regione.
Un centinaio di manifestanti si sono radunati vicino alle ambasciate americana, cinese e portoghese nella capitale congolese. Bloccati dalla polizia, i manifestanti hanno espresso la loro rabbia brandendo striscioni che accusavano l’Occidente di ipocrisia e di complicità nel genocidio congolese. Queste proteste vanno oltre le semplici condanne verbali e chiedono alle cancellerie di adottare misure concrete per ritenere il Ruanda responsabile e porre fine al suo sostegno all’M23.
Inoltre, durante le proteste sono stati dati alle fiamme diversi veicoli della Missione di Stabilizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO). L’inviato dell’ONU nel Paese, Bintou Keita, ha condannato fermamente gli attacchi, sottolineando che sono inaccettabili e mettono in pericolo la vita dei lavoratori dell’ONU e delle loro famiglie. Dei pneumatici sono stati bruciati anche sul Boulevard du 30-Juin, in segno di protesta.
Queste manifestazioni fanno eco agli appelli alla mobilitazione lanciati da alcuni predicatori vicini al regime congolese, che chiedevano la partenza delle cancellerie occidentali da Kinshasa. Anche le ONG della società civile, inclusa la Bill Clinton Peace Foundation, hanno denunciato l’indifferenza delle forze di sicurezza congolesi nei confronti dei manifestanti.
Di fronte a questa situazione, il governo congolese ha condannato fermamente questi atti di violenza nel corso di un incontro urgente sulla sicurezza. Tuttavia, è chiaro che la frustrazione e l’indignazione della popolazione congolese non diminuiranno finché non verranno adottati passi concreti per porre fine all’aggressione dell’M23 e non si darà sostegno al Ruanda. Le prossime settimane saranno cruciali per vedere se l’Occidente e le Nazioni Unite risponderanno alle aspettative dei manifestanti e agiranno in modo più deciso per portare pace e stabilità nella regione.
In conclusione, le proteste di Kinshasa riflettono il profondo malcontento della popolazione congolese per l’inazione dell’Occidente e delle Nazioni Unite di fronte alla crisi in corso. La distruzione dei veicoli MONUSCO e le accuse di complicità rafforzano l’urgenza di un’azione internazionale più ferma per risolvere il conflitto e sostenere la popolazione congolese nella sua ricerca di pace e sicurezza.